La vendemmia 2019 si annuncia posticipata di circa 10/15 giorni rispetto allo scorso anno, mentre dal punto di vista quantitativo non rispetterà la ciclicità che la vorrebbe scarsa, riportandola invece su livelli normali/abbondanti, comunque inferiori al 2018 (ma ben superiori al 2017).

Sono queste le principali informazioni emerse a Conegliano-Tv c/o il CIRVE dell’Università in occasione del primo focus del Trittico Vitivinicolo 2019, ormai “storico” evento in tre tappe (giugno, agosto, dicembre) promosso da Regione e Veneto Agricoltura, con ARPAV, AVEPA, CREA-VE e Università di Padova-CIRVE.

Il vigneto veneto, come sappiamo, è alle prese con le conseguenze delle abbondanti precipitazioni di aprile e maggio, due mesi caratterizzati anche da temperature al di sotto della media stagionale. Con l’arrivo, proprio in questi giorni, di temperature tipicamente estive e una forte concentrazione di umidità relativa è però esplosa non solo la naturale fase vegetativa delle piante ma anche il rischio di infezioniperonospora e oidio su tutte – rimaste finora silenti.

Se prevarrà il bel tempo nei prossimi 10/15 giorni, è concreta la possibilità di andare incontro ad una annata vitivinicola più che soddisfacente.

Nel corso del convegno “Clima e viticoltura: verso la fine di una alleanza?”, questo il titolo dell’evento rivolto a viticoltori, tecnici e operatori del settore, è stato fatto il punto sull’anomalo andamento meteo dell’annata vitivinicola 2018/2019 (Francesco Rech dell’ARPAV), nonché sullo stato del vigneto alla vigilia dell’estate e fornite le prime indicazioni di produzione a livello regionale (Diego Tomasi – CREA-VE); e affrontate alcune importanti questioni quali la sempre più difficile gestione dei vigneti biologici dovuta alle recenti normative europee che obbligano la riduzione dell’uso di rame per ettaro e che stanno mettendo in difficoltà i viticoltori alle prese con stagioni spesso molto piovose.

A questo proposito, Luisa Mattedi, della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Tn), ha presentato le esperienze condotte sul campo facendo il punto sulle conoscenze attuali e le prospettive future della gestione biologica del vigneto, sostenendo che nonostante le numerose sperimentazioni condotte (poltiglia bordolese, estratto di buccia di agrumi, ossicloruro di rame, ecc.) i risultati sembrano non soddisfacenti a riportare la situazione al controllo del vigneto biologico. La conferma è arrivata anche da Christian Marchesini, produttore biologico in Valpolicella e Vicepresidente dell’Area Vino di Confagricoltura nazionale, che ha rimarcato le difficoltà in cui si trovano ad operare oggi i produttivo vitivinicoli biologici e la necessità inderogabile di un supporto sempre più importante da parte degli Enti di ricerca.

Interessante anche quanto riportato da Tomasi in relazione al tutto sommato soddisfacente stato vegetativo delle piante, dovuto anche all’estrema professionalità dei viticoltori veneti che hanno saputo operare in vigna in questi difficili mesi di aprile e maggio difendendo le colture e la produzione.

Infine, Andrea Battistella, del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, ha ribadito l’importanzadi gestirela produttività in vigneto nel rispetto dei disciplinari.