“Il latte veneto rappresenta la materia prima per eccellenza utilizzata per i formaggi Dop o Igp, prodotti che ci rappresentano non solo a livello nazionale ma anche sui mercati esteri. Dopo le anomalie riscontrate negli anni scorsi a causa della pandemia da Covid19, in questo primo semestre, gli allevamenti veneti hanno subito le conseguenze del conflitto russo-ucraino che ha delineato un quadro in cui emergono le difficoltà di un’agricoltura che sta affrontando una crisi senza precedenti, ulteriormente aggravata dall’emergenza idrica – spiega l’Assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner -. Quello degli allevamenti da latte è sicuramente uno dei settori in maggiore sofferenza nell’ambito della zootecnia. Basti pensare che l’impatto medio aziendale nazionale del conflitto in Ucraina, stimato dai ricercatori, è di quasi 30mila euro. Questa somma deriva dai rincari dell’energia elettrica, dall’acquisto di mangimi e dall’aumento dei carburanti. Molte aziende rischiano di non riuscire a fare fronte a questi extra costi mettendo a rischio anche le produzioni di prodotti distintivi come il Grana Padano, il Montasio, il Piave, l’Asiago, assieme ad altri formaggi veneti che contraddistinguono anche la nostra enogastronomia territoriale. Compito della politica locale, nazionale ed internazionale è quello di tutelare e sostenere le imprese che contribuiscono alla crescita economica del Paese con le loro produzioni apprezzate e riconosciute in tutto il Mondo”.
All’interno di questo quadro generale, si distingue il latte biologico che nel Veneto arriva per lo più da allevamenti bovini (80%) e in misura minore caprini e ovini; latte che viene prodotto da 5.000 capi bovini (il 2% della mandria regionale) e 2.000 caprini e ovini allevati con metodo biologico.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine che Veneto Agricoltura ha appena realizzato sul comparto del latte biologico i cui risultati sono presentati in un report scaricabile dal seguente indirizzo: https://bit.ly/3Ckq7eg.
A livello mondiale, quello del latte biologico è un comparto produttivo in continua espansione, passato da un valore commercializzato di circa 20 miliardi di dollari ad inizio anni 2000, ad oltre 110 miliardi nel 2019. I principali mercati di sbocco sono principalmente il Nord America (43,9% dei consumi) e l’Unione Europea (39,5%).
Dal punto di vista produttivo, in Europa la parte del leone la fanno Germania e Francia, che rispettivamente commercializzano 1,2 milioni e 1 milione di tonnellate di latte bio, pari a oltre il 40% della produzione europea.
L’Italia, con circa 300 mila tonnellate di latte bio prodotto, contribuisce con una quota del 5,5% alla produzione dell’UE.
L’indagine di Veneto Agricoltura, realizzata tra la fine del 2021 e l’inizio di quest’anno, è stata condotta su un campione pari al 75% degli allevamenti censiti in Veneto, secondo i dati disponibili nella banca dati Sian e presso gli Enti di Certificazione. Il lavoro ha permesso di raccogliere una grande mole di dati originali e indicazioni interessanti riguardanti gli aspetti strutturali del comparto.
Complessivamente, secondo l’indagine, il latte biologico veneto prodotto è pari a poco meno di 200.000 quintali, una quota che vale il 7% del totale prodotto in Italia. E’ interessante evidenziare che solo una minima parte di questo latte viene venduta come latte alimentare, riuscendo tra l’altro a spuntare un prezzo alla stalla decisamente più remunerativo rispetto a quello convenzionale: 50-52 euro/hl rispetto ai 36-37 euro/hl del convenzionale nel 2021, il 35% in più, secondo una recente indagine Ismea. La maggior parte del latte biologico veneto viene invece commercializzato a caseifici cooperativi o privati per la produzione di formaggio di alta qualità e solo il 15% del latte bovino e il 7% di quello caprino viene trasformato in azienda.
Nel complesso quindi, valorizzando tutti i quantitativi prodotti al prezzo di vendita, il valore stimato è pari ad oltre 10 milioni di euro, una quota che rappresenta il 2,3% del totale del latte prodotto in Veneto.
Oltre ad indicazioni di tipo quantitativo, l’indagine di Veneto Agricoltura ha affrontato anche aspetti legati alle possibili minacce e opportunità per gli operatori del comparto. A fronte di una situazione che oggi viene ritenuta per lo più positiva e con buone possibilità di un’ulteriore espansione e crescita, molti operatori intervistati hanno segnalato che occorrerebbe una maggiore attenzione su temi quali la percezione da parte dei consumatori dell’attuale immagine del latte bio, oltre alla necessità di puntare con più forza sull’innovazione e nuovi investimenti da parte delle aziende. Azioni, queste, indispensabili per un ulteriore sviluppo della produzione di latte biologico.