«L’Italia vitivinicola si prepara alla vendemmia 2018 che, dalle prime indagini dell’Osservatorio del Vino (UIV e Ismea), si prospetta decisamente migliore rispetto a quella dello scorso anno. È certamente prematuro parlare di numeri, ma si può ragionevolmente stimare la produzione in una forbice di 47-49 milioni di ettolitri. Sarà decisivo l’andamento climatico del mese di agosto per determinare volumi e qualità».
Con queste parole Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, presenta le prime riflessioni sul trend del vigneto Italia alle porte della vendemmia 2018, commentando le indagini dell’Osservatorio del Vino. «Anche quest’anno il clima ci ha riservato non poche sorprese – continua Paolo Castelletti – alternando gelate, grandine e forti piogge. L’attenzione dei nostri viticoltori verso i vigneti è riuscita a contenere insidiosi attacchi di peronospora e oidio. Ora il clima farà la differenza per la regolare maturazione delle uve, determinando volumi, grado zuccherino, quadro acidico e aromatico».
Ad oggi, in alcune delle regioni vitivinicole più significative abbiamo andamenti differenti.
In Veneto, nonostante qualche grandinata e la piovosità intermittente, i vigneti sembrano essere in ottimo stato. In Piemonte il freddo primaverile, l’elevata piovosità da aprile a giugno e alcune grandinate di forte intensità hanno reso difficoltosa la gestione del vigneto, ma le calde giornate di giugno hanno fatto segnare un recupero ottimo vegetativo. In Sicilia pioggia, maltempo e grandinate hanno colpito soprattutto la parte occidentale dell’Isola e hanno portato peronospora e oidio, che potrebbero aver compromesso parzialmente quantità e qualità delle uve. Sul versante etneo, invece, i vigneti si presentano rigogliosi. In Trentino Alto Adige l’andamento stagionale è stato finora molto favorevole. Il germogliamento uniforme, la fioritura e l’allegagione, avvenute in condizioni ideali, hanno determinato una buona carica produttiva su tutte le varietà. In Friuli Venezia Giulia la stagione vitivinicola è iniziata con leggero ritardo, ma nel migliore dei modi. Qualche grandinata ha colpito a macchia di leopardo il territorio senza arrecare gravi danni alle vigne. Ad oggi si può parlare di vendemmia più abbondante, rispetto allo scorso anno, con una qualità ottima. In Emilia Romagna pochi danni da gelate con una fioritura regolare e abbondante crescita della vegetazione. Nonostante qualche attacco di peronospora, in questo momento l’uva si presenta molto bella e in regola con il calendario di maturazione.
In Toscana si prevede un deciso aumento rispetto al 2017, anche se sulla vendemmia 2018 incideranno i problemi causati lo scorso anno sia dalle gelate sia dalla siccità. In Abruzzo si prospettano volumi superiori allo scorso anno, ma con condizioni fitosanitarie non ottimali a causa di un clima poco favorevole e di piogge persistenti che, in alcune zone, hanno favorito l’insorgere di peronospora e, in alcuni casi, oidio. In Puglia, si registra un’annata anomala, in cui il susseguirsi delle piogge non ha permesso di trattare i filari in modo idoneo. Qualche preoccupazione persiste sulla gradazione delle uve, che potrebbe non essere ottimale. Si attende però la fine di agosto per fare bilanci.
Capitolo prezzi delle uve. Nel 2018 si è arrivati a livelli di prezzo ragguardevoli, pur non raggiungendo i valori dell’inverno 2013. I bianchi hanno toccato in aprile i 5,83 euro l’ettogrado, mentre i rossi hanno sfiorato 5,40 euro. In luglio, con le cantine che hanno sollecitato per ultimare le consegne e far spazio alla nuova produzione, si è scesi rispettivamente a 5,77 e 5,35 euro l’ettogrado. Aumenti considerevoli si registrano anche nel segmento delle Igt soprattutto in regioni come Emilia, Lazio e Sicilia che hanno avuto una vendemmia particolarmente scarsa, mentre le Igt del Veneto non hanno registrato una vera e propria impennata dei listini, grazie ad una disponibilità comunque buona. L’aumento del 15% dei vini Dop è maturato in maniera quasi omogenea tra bianchi (+16%) e rossi (+14%) pur sottolineando la sempre maggiore indipendenza delle dinamiche di mercato delle singole denominazioni.
Tra i bianchi Il Prosecco ha mostrato una progressione del 16%, il Conegliano Valdobbiadene del 15%, per i bianchi del Friuli Venezia Giulia il range di aumento è compreso tra il 13 e il 21 per cento, mentre per quelli trentini tra il 6 e il 17 per cento. Decisamente sotto la media nazionale gli incrementi delle Dop alto atesine e di quelle piemontesi, Piemonte Moscato escluso. Le progressioni dei vini del Lazio, della Doc Sicilia e del Trebbiano d’Abruzzo sono state particolarmente importanti. Nei rossi si evidenzia il consolidamento delle quotazioni del Brunello di Montalcino, ormai stabili sopra i 1.000 euro l’ettolitro dall’inizio del 2017. Nell’ultima parte della campagna 2017/2018 per il Barolo si è avuto un lieve assestamento verso il basso, dopo molti mesi di stabilità, mentre il Barbaresco è cresciuto del 17%. Buoni gli incrementi delle Barbera, sia piemontesi che lombarde e dei Lambruschi, fatta eccezione per il Sorbara. Molto bene la Doc Sicilia e il Bardolino, mentre un passo indietro si evidenzia per il Valpolicella, dovuto solo al mantenimento di equilibri di mercato. Anche nei rossi le Dop alto atesine sono cresciute meno della media nazionale, così come quelle trentine.