(di Bernardo Pasquali). La generazione degli Under 30 sta creando molto scompiglio tra i punti fermi che si erano creati a riguardo del consumo del vino. Ci eravamo illusi di poter creare delle barriere, dei confini, delle scatole concettuali dove costringere quel mondo ma le due generazioni Y e Z le stanno scardinando dal di dentro. E chi non lo capisce va in tilt o, peggio, si fa male economicamente. Una rivoluzione c’era già stata dal 2005 in poi con il passaggio da vini da vitigni internazionali alla riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni.

Autoctono era una parola che non poteva mancare in qualsiasi scrittura, degustazione, eloquio, presentazione, brochure, sito internet o altra forma di comunicazione del vino di quegli anni. Il grande successo delle guide come Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club Italiano ne sono state una conferma. Come al solito poi si è esagerato e l’avversità contro i vitigni internazionali fu tale che passò l’idea del “dagli all’untore” a Chardonnay, Merlot, Cabernet, Pinot Grigio ecc…La campagna fu così potente a livello nazionale che furono molti gli ettari passati da questi vitigni a vantaggio dell’impianto e insediamento dei vitigni autoctoni.

Under 30: da nativi digitali a consumatori A.I.

Le trasformazioni e i cambiamenti che abbiamo vissuto noi generazioni Boomers e X ci sembravano veloci e inarrestabili perchè, si diceva, è tutta colpa della televisione. Ma quella era solo preistoria e la velocità era quella di un treno vapore rispetto a quello che stanno vivendo i giovani Under 30 di oggi. Questi sono nativi digitali che frequentano l’Intelligenza Artificiale e si avviano verso un mondo che frantumerà i valori del tempo e della velocità.

La dimensione in cui vivono gli Under 30 è definitivamente globale e le scatole chiuse non esistono più. il concetto di consumo è passato dalla comica immagine di Alberto Sordi, “maccaroni mi avete provocato…” a quella contemporanea di “ramen mi hai conquistato!”. E, se nel mondo della ristorazione rimangono ancora forti concetti come, dieta mediterranea, prodotto tipico, raro e tradizionale, paradossalmente nel mondo del vino diventano sempre meno forti concentri come km 0, autoctono, alloctono, tipico, regionale, territoriale, ecc…

Under 30: global trotter, dump drinker e melting pot generazionale

Se penso a quanti viaggi ha compiuto mia figlia ad oggi che ha 23 anni; dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Turchia alla Svezia, dai viaggi intercontinentali ai cammini dei pellegrini, dagli week end in campeggio nei parchi naturali all’hotel sulla barriera corallina delle Bahamas. Hanno possibilità e sogni che per noi restavano solo tali. Crescono parlando un’altra lingua già da piccoli e l’inglese diventa poi il modo per conoscere il mondo e superare le barriere. Condividono chat di gamer che annullano confini di migliaia di chilometri in uno schermo di pochi centimetri.

Gli Under 30 sfuggono ai valori che hanno contemplato e pianificato i sogni di molti di noi cinquantenni. Oggi gli Under 30 sono avvolti da un bombardamento comunicativo che fonde tradizioni, culture, stili di vita. Vivono l’omologazione culturale come un bene, un arricchimento, non una perdita. Non esiste uno stile di vita ma ne esistono molti e tra questi quelli che fanno più breccia si collocano agli estremi. O ricerca di lusso sfrenato oppure vivere “dump” ossia in modo dimesso senza troppi sfarzi ed eccessi. Sono tutti movimenti che passano attraverso Tik Tok e altri social si successo e che partono da culture profondamente diverse che non si configurano mai per la loro dimensione territoriale ma per quella esperienziale.

Non scordiamoci, infine, che questa è la generazione “seconda” ovvero, un melting pot di donne e uomini italiani che affondano le loro radici culturali di padri e madri provenienti da ogni parte del mondo, grazie agli ultimi decenni di forte migrazione. Questo fa si che per questioni tradizionali, religiose, culturali, per gli Under 30 ci siano predisposizioni diverse verso l’utilizzo del beverage e, in modo particolare, un allentamento o cambio di prospettiva per il loro modo di consumare tale prodotto.

La soluzione? Un nuovo approccio alla proposta vini

Dialogando con i distributori di vino emerge sempre più che il posizionamento del prodotto, rivolto soprattutto ai locali con una frequentazione più giovanile, non dipende più solo dal fatto di essere “naturale” convenzionale, biologico, biodinamico ecc… Il cambiamento che si sta osservando ogni giorno di più, si pone sull’identità del prodotto e la sua “libera” provenienza, senza barriere mentali e confini geografici.

Il locale che si ritiene figo solo perchè conservativo e riccamente provvisto di vini regionali e locali, non lo è per gli Under 30 che, pur amando il loro appartenere ad un luogo, vedono come noioso e ridondante limitare gli spazi dell’esperienza. Ed ecco che iniziano a pullulare proposte by the Glass con vini dal sapore internazionale con provenienze talvolta sconosciute.

Ad esempio, una decina di anni fa, mettere in mescita una Blanquette de Limoux sarebbe stato un azzardo. Oggi la stessa Blanquette si trova facilmente e si confonde tra Cremant, Champagne, Prosecco, bolle georgiane, “pet not” petillant naturale austriaci, bianchi libanesi, Stellenbosh Chenin Blanc, e zone nuove italiane mai conosciute: una su tutte che sta ottenendo ottimi risultati i vini freschi e contemporanei provenienti dai vigneti abbarbicati sulle dorsali del Monte Baldo, a oltre 1000 metri, sopra il Lago di Garda.

Bisogna diventare enotecari esploratori

Le carte vini convenzionali, che presentano poca ricerca e che “ripudiano” terre sconosciute o, per molti anni considerate di serie b, saranno carte perdenti e sostanzialmente fallimentari, se si vuole accattivare gli Under 30. Oggi quei giovani cercano avventure, esperienze, viaggi mentali, ritorni su luoghi visitati, immagini di luoghi solo sognati. Insomma, per essere più competitivi bisogna diventare enotecari esploratori con una grande apertura mentale. Questa generazione è fortemente selettiva ma, allo stesso tempo, fedele e ripetitiva, per cui se si innamora di un locale lo frequenta e lo fa diventare una location di tendenza grazie alla potenza comunicativa dei social e la velocità dell’A.I.