(di Carlo Rossi) Per un produttore come Stefano Pola, frontman di Andreola, che ha vissuto vendemmie a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo, abituarsi al nome botanico glera a far data dalla pubblicazione del Decreto marzo 2009 è stato semplicemente “strano”. Il cambio del nome del vitigno infatti, nacque da delle necessità ben precise e fu inevitabile. Ogni tanto nel parlato locale la parola Prosecco “sfugge” ancora, ma non se ne fanno delle questioni di Stato, soprattutto per gli anziani si tratta di un errore simpaticamente tollerabile. Per le nuove generazioni invece il termine “Glera” è già di uso più normalizzato e comune.
Dopo dieci anni, nel 2019, il territorio determinato dalle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco, un sistema ad “hogback”, cordoni collinari che conferiscono un particolare aspetto. Che emozione ti da fare viticoltura in questo terroir?
È stato per noi un traguardo non da poco, a coronamento di un percorso durato 10 anni dalla candidatura, rivelatosi non per nulla semplice – risponde Stefano -. La viticoltura di un’areale come questo è sicuramente motivo di grande orgoglio, soprattutto per l’intuizione che l’uomo ha avuto, nel modellare attraverso inquantificabili fatiche e successivamente elevare un territorio come questo attraverso il connubio vitigno – territorio – sapere. Devo ammettere che ogni tanto quando viaggiando per lavoro mostriamo qualche filmato istituzionale o delle diapositive per presentarci, me ne esco sempre con la pelle d’oca e la parte più bella è notare lo stupore che queste cose suscitano anche agli occhi di chi ancora non ci conosceva.
Per non parlare poi di quando, dopo qualche giorno di assenza, si rientra a casa, la vista da distante di questo sistema collinare è ogni volta come se fosse la prima e non mi stancherò mai di dirlo che per me, il Conegliano – Valdobbiadene è più bel posto del mondo!
Quanto fanno male i giudizi, spesso avventati, di molti cosiddetti blogger circa la scarsa qualità di questo versatile vino?
Noto molta chiusura, ci sono molti preconcetti e da un certo punto di vista non posso nemmeno dare torto al blogger, o più appropriatamente se vogliamo generalizzare la cosa al “consumatore”. Abbiamo la fortuna di avere un vino versatile, ma che a causa di questo viene banalizzato. Ora vorrei vedere in quante altre zone viticole al mondo dallo stesso vitigno si può spaziare così tanto in termini di residuo zuccherino e per assurdo cambiando di categoria pasteggiare a 360° senza dover per forza cambiare varietà: è una cosa unica, secondo me un motivo di vanto.
Affermo strenuamente che il vitigno Glera ha cambiato il modo di bere nel mondo, perché sulla scia di questo trend molte altre zone viticole hanno rivisto i loro metodi di produzione per dei vini più accessibili e di beva “moderna” (non per forza banali), perché si sono accorte che il mondo lo stava chiedendo, e a noi il merito di aver intuito un luogo, un vitigno ed un metodo dove tutto ciò potesse accadere prima di molte altre zone. Da parte nostra possiamo solo rispondere alle critiche con una crescente e costante qualità, con il sempre maggior impegno nel produrre uno dei più eleganti e versatili spumanti italiani.
Come valuti il momento storico che sta attraversando il Prosecco con il Consorzio di Conegliano che vorrebbe in futuro la cancellazione del nome Prosecco e l’indicazione del solo terroir Conegliano Valdobbiadene o potrebbe diventare un autogol?
Il tema del nome è un tema molto caldo in questo momento. Abbiamo girato il mondo per far conoscere cosa fosse il nostro prodotto, ora dobbiamo girare il mondo per farne capire le differenze, tra un Prosecco di pianura ed un Valdobbiadene DOCG di collina, tra un prodotto che ha comunque senso di esistere per certi segmenti di mercato e tra una nicchia qualitativa.
Per quanto riguarda Andreola, la nostra scelta è stata abbastanza a naturale, nel senso che abbiamo preso la situazione di petto e abbiamo pensato che purtroppo non volevamo più essere ricondotti a tutto quello che sta succedendo nell’ormai molto vasto mondo Prosecco.
È stata una scelta che sta dando i suoi frutti, i nostri clienti ci identificano come un’azienda fuori dal coro, dei produttori dalla zona storica che fanno una viticoltura eroica e per cui negli anni hanno accettato anche un posizionamento di prezzo diverso. Certo abbiamo anche noi avuto i nostri problemi e difficoltà, ma possiamo dire di essere momentaneamente felici di questo cambio di direzione, che essendo stata un’opzione legalmente utilizzabile abbiamo fatto bene ad intraprendere.