Debutta sul mercato “Sapaio 2015” che per la prima volta riporterà in etichetta la denominazione Toscana IGT.  Il vino icona dell’azienda di Massimo Piccin non sarà più quindi un Bolgheri DOC Superiore, ma lascerà alla seconda referenza di Podere Sapaio, Volpolo, l’onore di rappresentare in solitaria il territorio bolgherese. «Fin dagli inizi, ogni mia scelta, è stata ispirata dalla volontà di ricercare la qualità assoluta –  racconta Massimo Piccin, titolare dell’azienda nata nel 1999 – e oggi continuo su questa direttrice cambiando denominazione al Sapaio per poter usare le uve provenienti dal nostro vigneto di Bibbona, che ci sta regalando una qualità eccellente. L’obiettivo è uno solo: non scendere a compromessi ma fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per elevare ancora di più il Sapaio».
Una decisione, quella di contemplare nel blend del Sapaio la produzione di Bibbona, condivisa dall’enologo Carlo Ferrini che spiega: «Questa scelta, per noi importante e coerente con la filosofia di Podere Sapaio, è stata perseguita per uscire dall’anonimato, per far emergere l’azienda e in un certo senso scoprirsi. Una decisione che nasce dal desiderio di avere un disegno tutto nostro, senza essere legati ad un disciplinare, per poter lavorare con maggiore libertà».
Il comune di Bibbona è fuori dal territorio di Bolgheri per cui l’utilizzo di quelle uve rendeva necessario un cambio di denominazione. A fronte però della possibilità di produrre un vino ancora più ricco, profondo ed elegante, Piccin non ha avuto alcun dubbio e ha preferito la qualità del vino al brand Bolgheri in etichetta, che, tra l’altro, era già riportato solo in contro-etichetta. Rimarranno invariati gli uvaggi (cabernet sauvignon, cabernet franc e petit verdot) e la vinificazione, 18 mesi in barriques francesi e circa 12 mesi in bottiglia.