Come impatterà l’autunno “caldo” dei prezzi e dell’energia sulle abitudini alimentari degli Italiani? Nelle scorse settimane Coop ha intervistato un panel nazionale di manager (cui ha partecipato anche la redazione di Foodyes.it) per capire come i consumatori risponderanno all’infiammata dell’inflazione. Un surriscaldamento dei prezzi che in Italia, per il solo comparto alimentare, è quasi tre punti percentuali sotto alla media europea: più 10% a fronte del 12,8% calcolato a Bruxelles, al 13,5 registrato a Madrid e al 13,7% di Berlino. Il dato sarebbe da intere come positivo se non balzasse all’occhio l’inflazione di Parigi che si ferma, per l’alimentare, al 7,2% a conferma del fatto che un tasso elevato di “indipendenza” produttiva aiuta anche a contenere le infiammate inflattive.
Le attese comunque vanno verso un primo raffreddamento nel 2023: i prezzi nel largo consumo passeranno dal 9,8 al 6,7% e il dato viene confermato per i prodotti alimentari lavorati che manterranno la stessa contrazione: dal più 9,4% del 2022 al 6,8% del 2023.
Come risponderanno gli Italiani a questa crescita dei prezzi (burro, più 32,3%; farina, più 21,6; pasta, più 21; riso, più 19; latte confezionato, più 16; pollame, più 15,7; uova, più 13,9; pane, più 12,6 e zucchero più 11,6 per restare ai beni di prima necessità)? Venti milioni di nostri concittadini nei prossimi sei mesi metteranno più attenzione nel ridurre gli sprechi alimentari; 6 milioni coglieranno l’occasione per mettersi a dieta e risparmiare; altri 8 milioni ridurranno gli acquisti di cibo e bevande. Il 17% ridurrà le quantità acquistate mentre un altro 19% tenderanno ad aumentare la qualità delle proprie scelte. A pagare il prezzo più alto sarà nuovamente l’area dei consumi fuori-casa, che perderanno il 25% del fatturato nelle indicazioni del panel, così come il segmento degli snack e degli spezzafame che verranno tagliati del 16%. Come strategia, gli Italiani punteranno con maggiore decisione alle offerte ed alle promozioni (più 32%), sceglieranno il primo prezzo (più 15%) e il 13% degli Italiani punterà su discount.
Le scelte etiche dei consumatori italiani terranno conto dello scenario: il consumi di bio scenderà del 38% e un italiano su tre punterà con decisione ai prodotti italiani e sui prodotti locali ed a kilometro zero. Anche se non più bio, le scelte sui prodotti attenti alla sostenibilità coinvolgerà il 30% degli Italiani.
Questo riguardo all’Italia che conferma la sua passione per il buon cibo e la grande attenzione al made-in-Italy. Ma lo scenario globale va ben oltre.
C’è un aspetto dell’ultimo rapporto Coop che fa davvero impressione: in tre anni, dal 2019 al 2022, la popolazione mondiale in condizioni di emergenza alimentare è passata da 135 a 270 milioni di persone e la “guerra del grano” fra Ucraina e Russia, nonostante le navi partite negli ultimi due mesi dai porti del Mar Nero, mette a gravissimo rischio paesi del sud del mondo che dipendono quasi integralmente dalle loro materie prime come Eritrea (100%), Somalia, Congo, Egitto (72%), Turchia (all’85%), Libano (74%), Finlandia (81%) e Albania (64%).
Una vera e propria bomba soltanto parzialmente disinnescata. E che mette davvero in secondo piano le “difese” dei consumatori italiani per mantenere il più possibile intonso il proprio carrello dello spesa.