(di Alessandra Piubello) A fare gli onori di casa il presidente Nico Rossi (nella foto) dell’azienda Gualdo del Re, alla presenza delle istituzioni che hanno sostenuto il progetto (dal sindaco di Suvereto Jessica Pasquini, alla vicepresidente della regione Toscana Stefania Saccardi) ma anche di chi ha collaborato fattivamente da dietro le quinte, affinché il progetto andasse a buon fine, come Gennaro Giliberti, funzionario tecnico della regione e Camillo Serena, segretario del Consorzio, unitamente a Simena Bisti di Tua Rita, vicepresidente del Consorzio. Presenza compatta dei produttori aderenti al neo-nato Consorzio ma anche di ristoratori, enotecari, produttori di specialità alimentari e operatori turistici suveretani.
Il progetto parte con la sosta forzata imposta dal Covid-19. I produttori scoprono di avere le stesse problematiche e scatta un rapporto di vicinanza e collaborazione: si cambia prospettiva. Da concorrenti cominciano a vedersi come depositari dell’identità del luogo. Si attivano così sinergie fattive, con il supporto comunale, che abbracciano il tessuto culturale, imprenditoriale e sociale di Suvereto. La cittadina si riscopre come una comunità coesa, reattiva, che ha capito come il prodotto vino possa giocare un ruolo da protagonista nella riqualificazione economica e sociale di questi luoghi. Nasce una rete d’impresa, Suvereto Wine. Un test che porta risultati evidenti, tanto che i produttori pensano di fondare un consorzio, che ha poi riunito ben 27 produttori, che rappresentano la quasi totalità di una produzione organizzata in circa 800 ettari vitati, dei quali la maggior parte concentrati a Suvereto. Le aziende sono: Agricola Carlini, Brugali Lorenzo, Colle Vento, Frascolla Giovanni, Gualdo del Re, Giomi e Zannoni, I Mandorli, Il Bruscello, Il Falcone, Incontri, La Batistina, La Bulichella, La Fralluca, Macchion dei Lupi, Montepeloso, Petricci e Del Pianta, Petra, Poggio Banzi, Rabitti, Renis, Rigoli, Sant’Agnese, Sasso Orlando, Tenuta Casadei, Terradonnà, Terravita, Tua Rita. Piccole e grandi aziende insieme (si va dai due ai cento ettari circa) che iniziano un percorso non facile ma con obiettivi comuni.
La vocazionalità del luogo
Il Consorzio comprende le denominazioni Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc. La Val di Cornia, dai paesaggi incontaminati tra parchi e siti archeologici, costituisce l’estremo lembo meridionale della provincia di Livorno e Suvereto svetta al suo ingresso, a pochi chilometri dal golfo di Baratti. Il fascino delle Colline Metallifere, il mare trasparente sul quale navigare fino all’isola d’Elba, le riserve naturali con il sottosuolo ricco di minerali e di fonti termali: tutti elementi fondanti. Suvereto si trova nella fascia della regione climatica ligure-tirrenica, grazie alla presenza del mare e dell’Appennino, che ferma i venti freddi da est; si hanno inverni miti ma piovosi ed estati calde ma ventilate con forti escursioni termiche. Un territorio ancora inesplorato, dalla forte biodiversità che ha tutta la voglia di emergere. Il terreno è vario e si spazia da marne a calcare, da argille ad arenarie.
I membri del consorzio, dopo la presentazione e il brindisi inaugurale nel chiostro di San Francesco, del XIII secolo e ancora integro, ha predisposto un walk around tasting. Stefano Casadei, vicepresidente del Consorzio e proprietario insieme a Fred Cline, imprenditore vinicolo nella Sonoma Valley, di Tenuta Casadei, ci ha accolto nella sua azienda. L’avanguardistica cantina, che ha l’obiettivo di porsi come un vero e proprio percorso didattico, è costruita nella terra e nella roccia. Il basso impatto ambientale e il risparmio energetico sono aspetti fondamentali, insieme alla conduzione biologica e alla notevole biodiversità. Agli assaggi itineranti alla presenza dei produttori è seguita poi una degustazione verticale di dieci annate, partendo dalla 2004 fino alla 2016. L’impressione che abbiamo avuto è di un’enorme potenzialità (come a suo tempo aveva intravisto Veronelli), con alcune aziende che svettano in modo encomiabile e altre che promettono bene. E’ un territorio da tenere d’occhio, oltre alle blasonate realtà che tutti conosciamo, altre si stanno affiancando in un viaggio verso l’identità territoriale. “La presenza di grandi falde acquifere – spiega il presidente Rossi – nel nostro sottosuolo consente lo sviluppo di tante coltivazioni agricole, di cui la vite è solo quella più nota. In una fase storica segnata dalla penuria idrica siamo convinti che questo unicum rivestirà un ruolo fondamentale per la nostra crescita”.
La storia
Il vino qui si produceva vino fin dai tempi degli Etruschi, poi con i Romani e via via nel corso del tempo. Nell’Ottocento, Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone e principessa di Lucca e di Piombino, intuì le potenzialità di Suvereto, facendovi impiantare un moderno vigneto “alla maniera di Bordeaux”. I vitigni internazionali sono probabilmente rimasti nella memoria locale sin da allora. Resta il fatto che il nucleo storico delle aziende suveretane, che iniziano a imbottigliare intorno agli anni Ottanta, hanno sempre creduto anche nei vitigni alloctoni, con risultati riconosciuti a livello internazionale. Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese sono i tre principali vitigni a bacca rossa della zona, che coprono circa il 70% del vigneto, cui si affiancano Cabernet Franc (6%), Petit Verdot (6%) e Syrah (5%). Tra le uve a bacca bianca spicca il Vermentino, che copre il 7% del vigneto locale e l’80% delle superfici destinate ai vini bianchi.
L’enoturismo
Le 27 aziende aderenti al Consorzio sono convinte che il fatto di essere state discoste dai flussi turistici di massa abbia consentito loro di mantenere un luogo dall’energia marcata, ancora integra e percepibile. Partendo da Suvereto, borgo medievale intatto, Bandiera Arancione del Touring Club, parte dei circuiti Città del vino e I Borghi più Belli d’Italia come “capitale” delle tre denominazioni, si vorrebbe creare un circuito turistico per scoprire le bellezze naturali, culturali ed enogastronomiche della Val di Cornia.