Il suo ultimo articolo per noi risale allo scorso dicembre: Edi Kante ed i sapori del Carso. Uno degli innumerevoli viaggi a caccia di notizie che hanno contraddistinto la sua vita. Franco Ruffo, firma storica del giornalismo veronese, testimone dello sviluppo economico scaligero, scopritore e narratore dei suoi protagonisti, ci ha lasciati improvvisamente questa notte. E’ difficile in un “coccodrillo” racchiudere i ricordi di una vita, di un’amicizia nata sul lavoro inseguendo insieme storie e protagonisti da raccontare. Delle tante cose, ricordiamo la sua passione per l’economia e lo studio continuo dei grandi fenomeni che la attraversano. La sua capacità di sintesi, di cogliere al volo, in un attimo, l’essenza di un processo produttivo, le complessità di un mercato. Delle grandi imprese veronesi conosceva pregi e difetti; di ogni grande imprenditore poteva tracciare il profilo esatto. Per le nuove imprese conservava una curiosità infinita anche dopo quarant’anni di professione. Per i giovani cronisti, quelli che cercavano di scappare dal suo controllo per rifilargli un “buco” su una “sua impresa”, provava affetto sincero che nascondeva con fare burbero.
Con Franco, Rossella, Lillo ed altri amici stavamo scrivendo la storia degli ultimi trent’anni di Verona attraverso i suoi protagonisti. Mai avremmo immaginato di dover aggiungere pagine per raccontare di lui, che ha contribuito come pochi a rendere grande Verona e le sue imprese scrivendo ogni giorno su Il Sole 24 Ore e sulla stampa nazionale. Ci mancherai, Franco. Mi mancherai. (b.g.)