(di Giordana Talamona) Fa parte di Vinissimus, leader spagnolo della vendita online di vino, diventato in circa quindici anni una vera potenza in Europa, con oltre 102mila clienti e 3.600.000 bottiglie vendute. Italvinus fondato in Italia nel 2012 non vanta ancora i numeri stratosferici della casa madre, ma è un e-commerce in costante crescita con un fatturato di 2,1 milioni di euro nel 2019, che può contare su un catalogo di 6mila etichette provenienti da tutta la penisola. Lara Galvani, direttore Italia di Italvinus conferma la tendenza, già evidenziata da un’indagine Nielsen e da altri e-commerce del vino, che il lockdown abbia scatenato un boom di vendite. “Il divieto assoluto per i consumatori di recarsi fisicamente in enoteca ha aumentato lo spazio per l’e-commerce anche in un Paese come l’Italia, storicamente diffidente. Dal canto nostro abbiamo notato un forte aumento delle vendite, sulla scorta di nuovi acquirenti che stanno testando per la prima volta l’acquisto di vino online. La spesa media per carrello si aggira oggi intorno alle 130 euro”.
Quali sono i vini più scelti e in quali zone?
“Rimaniamo abbastanza in linea col trend generale del nostro e-commerce: più della metà dei vini che vendiamo sono rossi, a seguire bianchi e una percentuale abbastanza esigua di bollicine. Tra le denominazioni più amate al momento abbiamo in testa l’Abruzzo con il suo Montepulciano. L’aumento delle vendite è abbastanza generalizzato sul territorio, anche se si conferma una maggiore concentrazione dei nostri clienti nelle regioni del centro-nord, piuttosto che al sud”.
Come vi siete organizzati, in questo delicato momento sanitario, per far fronte alle normative di sicurezza coi vostri corrieri?
“In primis abbiamo consentito a tutte le persone che svolgono lavori di ufficio di proseguire normalmente in smart working, pratica che la nostra azienda opera in realtà già da tempo. Abbiamo, ovviamente, messo subito in sicurezza anche le persone che lavorano nel nostro magazzino, fornendo loro i DPI corretti, oltre a indicare a eventuali visitatori esterni, corrieri appunto, la necessità di fare altrettanto per avere accesso al luogo di carico-scarico. Le distanze fortunatamente non sono un problema, lo spazio c’è”.
Ci sono zone che non riuscite a coprire in questo momento?
“Ci affidiamo alle principali agenzie di corrieri espressi per il trasporto, e come da loro indicazione abbiamo dovuto sospendere le consegne verso alcune provincie dove loro stessi non riescono ad avere accesso”.
Tempistiche di consegna?
“Come immagino possano confermare tutti gli operatori e-commerce, in questi giorni un minimo ritardo è fisiologico. Le compagnie di trasporto danno priorità ai beni “essenziali” o alle apparecchiature medicali. Fanno comunque tutto quello che possono per darci dei tempi di resa che soddisfino le esigenze dei clienti, ma può capitare un imprevisto in più rispetto a tempi non emergenziali”.
Quali necessità ritenete impellenti per gli e-commerce?
“Nei giorni di incertezze delle scorse settimane, in cui non si capiva fino in fondo quali fossero le decisioni del Governo rispetto alle attività commerciali ed alle chiusure, ci siamo ritrovati a pensare che forse sarebbe stato utile avere una sorta di associazione di categoria dei wineshop o quantomeno degli online. È un vuoto che secondo me sarebbe utile colmare anche in altre situazioni meno emergenziali”.
Che scenari si apriranno per il settore nel post Covid-19?
“Difficile da dire, ma credo che questa emergenza permetterà al settore e-commerce di liberarsi dal pregiudizio che ancora percepiamo in moltissimi clienti. Il fatto stesso di non poter più accettare contanti alla consegna per ragioni sanitarie, potrebbe far cambiare mentalità agli italiani, spingendoli a fidarsi dei pagamenti con carta di credito”.