(di Bernardo Pasquali). Questa è senza dubbio una notizia! L’”ortodossa” Borgogna la scorsa primavera, tramite il polo tecnico del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne, ha piantato 21 nuovi ceppi, una parcella sperimentale, a Aluze non lontano da Rully. La Borgogna l’ho definita ortodossa, perchè, in effetti è sempre stato un feudo vitivinicolo ancorato su dogmi ancestrali, risalenti addirittura al monachesimo medievale. Eppure, negli ultimi anni, sta affrontando numerosi cambiamenti e lo sta facendo con le nuove generazioni che si stanno prendendo cura della terra Patrimonio UNSECO dell’Umanità.

Cambiamenti climatici e nuovi approcci alla vigna

Dopo le annate tragiche del 2021 e 2022 a causa di eventi climatici fuori controllo, come le gravi grandinate e la pioggia costante fino a tarda estate, la sanità delle piante e la salubrità dell’uva hanno decisamente segnato il passo. La quantità ne ha risentito, tanto da elevare il prezzo del vino per contenere la domanda costantemente in crescita. Per fortuna che le annate 2023 e 2024 hanno ridato in abbondanza uva ai vignerons, per gestire al meglio i mercati e permettere a questi millesimi un abbassamento dei prezzi di circa il 6%. I dati provengono dallo studio di mercato presentato all’Hospice de Beaune alla Vente du Vins 2023.

Il cambiamento climatico in Borgogna si fa sentire e sta condizionando la vita agricola dei vignaioli. Lunghi periodi di siccità si intervallano lunghi periodi di umidità e pioggia incessante. Gravi cadute di grandine su numerosi villages hanno cambiato inesorabilmente la secolare gestione della vigna fatta di gesti e azioni ancestrali, che affondano nella notte dell’anno 1000 d.C., quando l’abate Hugo di Cluny ,riorganizza le proprietà delle vigne e ne definisce le tecniche di vinificazione.

L’immagine di un vigneron di Pommard dopo la grandinata del 2022 che eliminò l’80% della produzione

I nuovi potenziali vitigni della Borgogna. Assirtiko e Tempranillo…

Quali sono le 21 cultivar che sono state piantate dal BIVB a Aluze? Innanzitutto alcune varianti di Pinot Noir e Chardonnay, piantate su portainnesti tradizionalmente utilizzati nell’area mediterranea. Ciò per contrastare gli accanimenti della siccità e dell’insolazione estiva. Il progetto “Varietè” prevede di testare vitigni che non si sono mai nemmeno immaginati da quelle parti: l’Assirtiko, un vitigno greco che si distingue per la produzione di vini particolarmente freschi e fruttati; il Furmint che entra nell’assemblaggio del Tokaj ungherese, pianta molto resistente al freddo e l’umidità; il Tempranillo, importante vitigno della Rioja in Spagna.

Entro 5 anni la scelta dei nuovi vitigni per la Borgogna…anche se in Meursault ci sono già!

Sono state piantate 60 barbatelle per tipologia nella parcella appartenente alla Camera dell’Agricoltura della regione della Saone et Loire. L’obiettivo è quello di verificare come si comportano, sia da un punto di vista agronomico della crescita della pianta, sia della maturazione delle uve. Inoltre si faranno delle microvinificazioni che permetteranno di mettere in luce potenzialità e limiti delle diverse uve. In particolare si verificherà la compatibilità di questi nuovi vini con gli Chardonnay e i Pinot Noir storici della Borgogna. Ci vorranno 3-5 anni prima di ottenere le prime vinificazioni.

A Meursault, l’AOC, ha già richiesto l’integrazione con due nuovi vitigni da impiantare oltre allo Chardonnay

I risultati saranno valutati dal Bureau Interprofessionnel Des Vins de Bourgogne e dai suoi tecnici, i quali decideranno se integrare e in quale maniera, i nuovi vitigni con la storia della Borgogna. Se succederà sarà solo per il 10% del totale di ogni blend. Non è una novità assoluta: a Meursault sono stati già definiti i nuovi vitigni che andranno ad integrare lo chardonnay di questo mitico villaggio. L’AOC ha richiesto di integrare i loro vini con vitigni di Melon e Sacy, che apportano grande freschezza e fragranza. Staremo a…brindare!

@bernardopasquali