Il 2019 è stato l’anno con le performance più elevate per il turismo del vino in Italia con un giro d’affari di oltre 2,65 miliardi di euro (più 6%) e 15 milioni di enoturisti (più 7%): questo testimonia il XVI Rapporto redatto dall’Associazione delle Città del Vino – sono 460 nel nostro Paese – che ha analizzato anche un campione di 92 cantine italiane. Le aziende hanno dichiarato una media di presenze nel 2019 di circa 3.700 enoturisti e un fatturato in cantina legato a vendite dirette e degustazioni di 132mila euro. Pressoché tutte (95-96%) fanno vendita diretta, degustazioni e visite alla struttura; il 22% accoglie “braccia” turistiche anche per la vendemmia; il 20% ha un servizio di ristorazione; il 19% un museo del vino o una galleria d’arte interna alla cantina; il 13% offre pernottamento; il 48% apre gli spazi al parcheggio dei camperisti e dei turisti en plein air; l’80% ha cantine accessibili ai disabili; il 40% ha vigneti aperti agli stessi disabili; l’86% ha anche sale degustazione accessibili; ma è molto meno accessibile il vigneto (42%) o il pernottamento (11%). Nell’ambito dei servizi di ristorazione va segnalato invece che il 24% dei ristoranti delle cantine offre cucina vegetariana/vegana.
Tutte cantine comunque ben presenti sul web con siti (96%), sui social network (95%), sui portali turistici (52%), con possibilità di prenotazioni telematiche (64%) e app per dispositivi mobili (26%). Gli enoturisti arrivano in cantina attraverso internet nel 24% dei casi; tramite passaparola (21%); tour operator (16%); pubbliche relazioni (16%); col marketing diretto nel 9% dei casi e con la pubblicità (stampa radio e tv) solo nel 5% dei casi.
Comunque nel 2019 nella percezione del 54,35% dei produttori che hanno risposto al questionario del XVI Rapporto sul Turismo del Vino il flusso delle presenze enoturistiche in azienda è aumentato, mentre nella percezione del 23,91% dei rispondenti è perlomeno rimasto stabile. Il valore medio di tale aumento è stato calcolato pari al 23,54%. Mentre il fatturato enoturistico sarebbe aumentato per il 60% delle cantine e il valore medio di tale aumento sarebbe stato di quasi il 21%.
Il turista del vino italiano
Il XVI Rapporto ha analizzato un campione di enoturisti di età media di 48 anni. Il 45% ha dichiarato di visitare e trascorrere un periodo di vacanza nei territori del vino almeno una volta l’anno; il 30% più di una volta l’anno; il 9% almeno una volta al mese. Ed è un turista del vino prevalentemente “regionale” poiché il 30% rientra normalmente a casa a fine giornata e il 23% rientra sempre a casa. Nel 60% dei casi i turisti hanno anche dichiarato infatti di visitare più frequentemente le cantine della regione di residenza. Per l’escursionista giornaliero la spesa si traduce mediamente in 80 euro tra acquisti e degustazioni; mentre per chi pernotta la spesa giornaliera lievita mediamente a 155 euro.
Infine anche quest’anno la Toscana si conferma la regione enoturistica percepita come più attrattiva; a seguire il Piemonte, il Trentino Alto-Adige e il Veneto al Nord e la Campania al Sud.
Nel 2020, inevitabilmente, si sconteranno gli effetti del Covid-19, ma si lavora con grande impegno perché sia una temporanea battuta d’arresto. Si studia la ripartenza con nuove modalità – anche per Calici di Stelle, in programma ad agosto – ma il futuro passa attraverso nuovi servizi, anche virtuali, e un’accessibilità ai territori ampia e di qualità, con sentieri, piste ciclabili, itinerari culturali-enogastronomici e una nuova alleanza tra pubblico e privato.
Il presidente delle Città del Vino Floriano Zambon sottolinea: “Estendere e rendere più incisive la detraibilità o almeno la deducibilità della spesa turistica delle famiglie. Ma soprattutto prevedere nuovi fondi per riqualificare i territori e per la promozione. Ruolo strategico delle istituzioni locali per il rilancio: l’enoturismo è patrimonio economico, sostenibile e culturale”