I birrifici artigianali sono a rischio con il crollo del 34% del raccolto 2022 dell’orzo per il malto rispetto all’ultimo anno prima della pandemia a causa di siccità ed eventi meteo estremi, mandando in crisi una delle filiere più importanti per la produzione Made in Italy, mentre esplodono i costi dell’energia aumentati del 180% a causa della guerra in Ucraina. Il caro energia e la mancanza di materie prime, compresa l’anidride carbonica, si fanno sentire lungo tutta la filiera insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi: questa la denuncia del Consorzio Birra Italiana.
Per Giovanna Merloni, fondatrice e titolare del Birrificio Agricolo marchigiano Ibeer : « Chi, da piccolo imprenditore, agricoltore o artigiano che fosse, si trovava in condizioni già poco favorevoli prima del 2020, ha purtroppo dovuto fare i conti con emergenze su emergenze e crescite spaventose di costi dell’attività. Senza farla lunga su argomenti già abbondantemente discussi, questo biennio ha messo a dura prova un po’ tutti, con conseguenze estreme per i più piccoli, i più deboli, o i meno organizzati. Essendo noi coltivatori diretti e avendo iniziato a lavorare i terreni per un fabbisogno di produzione previsto nel business plan, ma ancora mai raggiunto, siamo tra i produttori di birra agricola più fortunati, possiamo ossia usufruire del nostro raccolto e malgrado le basse rese dell’estate 2022, abbiamo per adesso molto cereale stoccato che non ci fa soffrire dei gravi disagi di approvvigionamento».
Ibeer negli ultimi due anni, ha approfittato per sviluppare e poi ultimare un progetto di ampliamento, trasferendo la sede produttiva in un capannone da 1000 mq (quello precedente ha una superficie di 90 mq), installando un nuovo impianto, convertendosi al biologico per parte della produzione e delle colture. Questo ampliamento, già tutto pianificato nel 2018 ha affrontato diversi momenti difficili, blocchi di consegne, ritardi di avviamento, mancanza di materiali per ultimare i lavori, e da ultimo il rincaro spaventoso dei costi delle materie prime. Grazie a una attenta pianificazione che prevedeva anche un cuscino economico per la gestione delle emergenze, si è ritrovata in qualche modo ad ultimare, seppure con un inevitabile grande ritardo, il progetto.
«Sono obiettivamente preoccupata – aggiunge Giovanna Merloni -, ma anche un po’ fatalista. Quello che sta succedendo a livello di contesto globale, ci dimostra come a volte anche il “progetto perfetto” debba fare i conti con variabili inaspettate. Questo mi mette nella condizione di pensare che ce la possiamo mettere tutta ma che a volte, il gioco si fa davvero difficile, indipendentemente dalle nostre risorse o capacità. Al momento non stiamo ancora risentendo di particolari difficoltà, ma ovviamente potremmo dover rivedere in modo significativo alcune strategie aziendali nell’arco del breve periodo».
Ci sono state ricadute sui prezzi delle vostre birre?
«Se la situazione perdura, immagino che prima o poi anche il prezzo dei prodotto ne risentirà, ma al momento cerchiamo di mantenerci in una fascia che rende possibile a tutti l’acquisto “felice” (ossia senza ripercussioni per il portafogli)».
Potrebbero essere messe in atto delle azioni, per esempio da parte del Governo, per aiutare le realtà imprenditoriali e artigianali?
«Secondo me sarebbe davvero opportuno che lo Stato applicasse politiche di sostegno per la classe dei piccoli imprenditori, ma servono azioni serie e soprattutto celeri. Voglio essere ottimista e sperare che questa crisi congiunturale passi in fretta, ma se così non fosse, è necessario che lo Stato tuteli le sue piccole o meno piccole realtà agricole e artigianali, affinché possano superare il periodo difficile non solo con le loro forze ma anche con supporti concreti e garantiti».