(di Bernardo Pasquali). Parafrasando il titolo del famoso libro di Cormac McCarthy Non è un paese per vecchi possiamo dire che il futuro del vino ci riserverà proprio il contrario. L’inesorabile crescita e senescenza dell’umanità porterà a conseguenze sostanziali sul consumo del vino da qui al 2040. E’ quanto emerge dalla ricerca presentata questa mattina a Roma da Carlo Flamini dell’Osservatorio del Vino dell’Unione Italiana Vini.
Vi ricordate i proclami annuali su chi produceva il numero più alto di bottiglie? Vi ricordate il sorpasso dell’Italia sulla Francia? Ebbene non sarà più una virtù…semmai lo fosse mai stata! D’ora in poi i migliori saranno coloro che riusciranno a vendere al prezzo medio più alto creando le migliori aspettative nei consumatori. Tutta un’altra prospettiva che farà deviare il mondo del vino “non costruirà più la sua crescita sul volume, ma sul valore evocativo espresso dalle bottiglie: dal gusto all’esperienza, dal concetto di sostenibilità, al lifestyle” come ha affermato il Presidente dell’UIV Lamberto Frescobaldi.
Saremo 10,4 miliardi di non giovani
Se nel 2040, la popolazione mondiale, secondo le Nazioni Unite, salirà al valore di 9,2 miliardi di individui rispetto agli attuali 8,1, il valore che si raggiungerà nel 2080 sarà di 10,4 miliardi, dopodiché inizierà una graduale discesa; la prima dopo il 1950. Il consumo del vino si allineerà a questa situazione con una nuova fase di maturità. Dal 2019 al 2039 saranno solo Italia e Giappone a retrocedere nelle previsioni demografiche, rispettivamente -3% e -7%. La Germania si stabilizzerà mentre per tutti gli altri gli indicatori sono di crescita: dal +7% della Francia al +9% della Cina, per salire a +11.5% per UK, +16% per gli Usa e +21% per il Canada.
Il Giappone nel 2040, sarà il paese più vecchio con una media di 52 anni, seguito dall’Italia (51) e dalla Germania (47). La Cina non è damano con un valore medio di 45 anni seguito da Francia, UK, Canada e Usa (compresi tra 41 e 44 anni). Pensate che il flusso positivo di ricambio giovani-anziani che fino all’inizio del nuovo millennio aveva mantenuto l’età media della popolazione attorno ai 26 anni.
Per il consumo del vino sarà un futuro di normalizzazione
Che non siamo più un popolo di santi e bevitori lo sapevamo da un pò. Già nel ventennio 1999 – 2019, in Italia, il consumo del vino in milioni di ettolitri, è diminuito del 9,2%. – 2,8% per la Francia mentre è cresciuto vertiginosamente per Cina, USA, oltre a Canada e UK, Germania e Giappone. Le variazioni del ventennio 2019 – 2039 vedranno crescere solo la Cina del 4,1%, gli USA del 9,3% iil Canada dell’1,1%. Tutti gli altri vedono un’ulteriore compressione con ancora Italia (-1,2%) e Francia (-2%) a farla da capofila.
Manca un ricambio generazionale per il consumo del vino
Purtroppo il ricambio generazionale che ha sempre sostenuto il consumo del vino fino al 1999 non esisterà più. Anzi, la senescenza porterà ad un divario netto a favore dello spostamento della forbice dell’età verso gli over 65 anni. Se nel 1990/1999 il 17% avevano meno di 25 anni, il 65% da 25 a 64 anni e il 18% over 65, il decennio 2010/19 era composto da un 15% di under25, 65% tra 25 e 64 anni, 20% over 65% e il decennio 2030/39 sarà per il 13% under 25, 58% da 25 a 64 anni, 29% over 65 anni.
L’effetto generazionale in Italia e il valore fondamentale dell’export
Nel decennio 1961-69 il consumo del vino in milioni di ettolitri era così ripartito: under 25 circa 9 milioni di ettolitri, tra 25 e 64 anni 33 milioni di HL, over 65 6 milioni di HL; nel decennio 2030-39 gli under 25 consumeranno meno di 1,5 milioni di HL, la popolazione tra 25 e 64 anni meno di 11 milioni di HL e infine gli over 65 circa 6 milioni di HL.
Come si può vedere una vera e propria rivoluzione quantitativa che si manifesta con lo stesso trend anche in tutti gli altri paesi considerati. Se consideriamo la variazione dell’Export 2019-39 per l’Italia il saldo è positivo con un +1,8%, contro un -1,2% del mercato interno. Il saldo del consumo de vino rimane quindi ancora positivo dello 0,6%.
Per sostenere il consumo del vino serve un cambio drastico di mentalità
“In questo quadro – ha aggiunto Frescobaldi – la filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte, ma anche rinnovare e razionalizzare un’offerta che oggi in diversi casi risulta fuori fuoco rispetto a una domanda in forte cambiamento, giovani in primis”. Non sono quindi da sottovalutare fenomeni che si stanno osservando di un orientamento sempre più spinto dei giovani a livello internazionale verso il concetto di consumo del vino naturale, sostenibilità , damp drinking, impatto zero, ricchezza valoriale, lifestyle, ripristino della natura, equità sociale, ecc…