Inizia oggi la vendemmia in Champagne con una significativa perdit per i produttori: dopo lunghe trattative, è stata concordata una resa di 8.000 chili / ettaro, che produrrà l’equivalente di 230 milioni di bottiglie. Si tratta di una significativa riduzione delle rese medie della regione, che tendono ad essere di circa 10.800 kg/ha, che è sufficiente per produrre circa 315 milioni di bottiglie; già nel 2019, la resa era stata fissata a 10.200kg/ha – l’equivalente di 300 milioni di bottiglie.
Lunga e complesse le trattative per arrivare alla resa fissata a causa dell’impatto di Covid-19 sulle vendite di Champagne, con stime che suggeriscono che la regione potrebbe essere sulla buona strada per perdere 100 milioni di bottiglie di vendite per il 2020. Le posizioni di produttori e maison erano infatti molto divergenti: i coltivatori, che ora sono debbono accettare una media di 6 euro per chilogrammo di uva, avrebbero voluto che le rese rimanessero simili ai precedenti livelli di oltre 10.000 kg/ha per fornire loro fondi sufficienti a coprire gli elevati costi di gestione delle viti in Champagne e la garanzia del reddito (basato su una superficie media del vigneto nella regione di 3 ettari). Le maison, che devono pagare per l’uva, fanno il vino, e commercializzarlo in tutto il mondo, non volevano invece un’abbondanza di grappoli in quanto avrebbe generato un eccesso di offerta e il conseguente crollo dei prezzi, con un colpo sul posizionamento esclusivo di Champagne. Di conseguenza, hanno premuto per un limite di 6.000-7.000kg/ha (che è circa la metà di quello che la regione potrebbe produrre naturalmente dal raccolto di quest’anno).
Secondo quanto risulta a the Drink business, sembra che sia stato raggiunto un compromesso, anche se costerà ai coltivatori a breve termine.
Se i prezzi dell’uva dovessero rimanere invariati in media per la vendemmia di quest’anno come nel 2019, che era di 6,55 dollari al chilo, i coltivatori perderanno 14.410 dollari per ettaro e il loro reddito annuo diminuirà di oltre 43.000 dollari.