(di Bernardo Pasquali). A Cascina Maddalena, tra le terre argillose della Lugana, va in scena Amarcord. Il film di una famiglia e della sua passione per l’uva Turbiana. In cabina di regia Luciano Zordan, interpreti elisa, Elena e Mattia, prodotto dalla mitica signora Raffaella Molinari Corporation. Quando si passa dall’asfalto al pietrisco della strada bianca sterrata che porta in azienda, cambia l’atmosfera, i vigneti di Turbiana ti avvolgono e inizi a respirare un’aria di famiglia, di quelle belle, accoglienti semplici e genuine. Proprio quelle che piacciono a me!

Ricordo la prima volta che sono entrato in quella corte. C’era solo l’antico casale di pietra e mattoni nel quale si trovava la casa e la cantina. Era ora di cena, Luciano era seduto a capotavola e dalla cucina arrivavano i piatti deliziosi di Raffaella. Ricordo la forte tentazione di rimanere ad assaporare quel ben di dio ma, allo stesso tempo, il desiderio di andare in cantina ad assaggiare i vini con Elisa e l’enologo Emiliano Rossi. Era il 2007, una sera frizzante di primavera, fine marzo. Un assaggio da vasca e poi da due bottiglie renane, appena imbottigliate. Aleggiavano i sogni in quella piccola cantina.

Da sinistra Luciano, Mattia, Raffaella, Elena ed Elisa

Dalle origini ad oggi l’eleganza sottile di una terra umile

La Lugana in origine era una terra malsana e paludosa, i veneziani la usavano per il confino dei soggetti avversi alla Dominante e i pochi sopravvissuti che riuscivano a lasciare i “piombi”. Il vino Lugana era il “bianco” da damigiana, quello che doveva riempire i bicchieri più anonimi dei tanti santi bevitori in giro per i bar del centro a Verona. Fu grazie a Veronelli e ad alcuni soggetti illuminati del territorio, nonché ai “coloni” veronesi, di cui possiamo annoverare anche i Zordan, che la storia di questa terra cambiò il suo destino e ne fece diventare uno dei patrimoni enologici tra più pregiati in Italia.

Luciano e Raffaella si sono presi cura della vigna quando la Lugana era solo un’idea, un sogno, una convinzione. Da quei sacrifici la vigna rivalutata è stata affidata ai figli affinché potesse rimanere il filo conduttore della loro storia. Quella terra umile e silenziosa, un pò disconosciuta e poco apprezzata oggi è una perla incastonata tra le sabbie e l’argilla di Sirmione. Un patrimonio che h a esaltato la giovinezza di Mattia e che lo ha convinto a dedicare la sua vita alla Lugana. Un patto di polvere e sangue; il legame indissolubile con la famiglia, la sua storia e il sogno di un terra rivelata.

“Bevi il tuo Lugana giovane, giovanissimo e godrai della sua freschezza.
Bevilo di due o tre anni e ne godrai la completezza.
Bevilo decennale, sarai stupefatto dalla sua composta autorevolezza”
Luigi Veronelli

Cascina Maddalena in verticale sul filo della storia degli ultimi 20 anni

Se c’è una cosa che modelle verticali è la possibilità di rileggere la storia attraverso l’espressione più autentica del trinomio terra, pianta, uomo: il vino. Poche si riesce a farlo ma, come in questo caso, stessa uva, stessa vigna, stessa tecnica produttiva, permettono un’interpretazione straordinaria del tempo agronomico, enologico e stilistico del vino. Un percorso fatto anche di scelte strategiche, dalla bottiglia renana alla borgognotta, dal tappo di sughero al tappo a vite che dal 2015 arriva su tutti i vini aziendali.

Cascina Maddalena in questa verticale di 19 anni, ci fa comprendere il grande valore del territorio su cui ha adagiato la sua vigna. Un mix virtuoso di argille, sabbie, limo e loess che ne fanno un substrato minerale determinante per l’eleganza e la caratterialità di ogni annata. La grande forza della Lugana è la sua capacità di resistere al passare del tempo. L’emozione di ritrovare bouquet floreali e fruttati tra le 2014 e la 2016. Rivelazioni strutturali e minerali di grande pregio che appartengono al filo conduttore dell’anima terrena che risale la linfa della pianta e si deposita nella storia.

La storica vigna Capotesta

La rivincita del Turbiana tra tradizione e contemporaneità

Il Trebbiano che ha ingentilito queste terre è stato premiato da una terra avvolgente e vigorosa che ne ha trasformato il patrimonio genetico, adattandone fenotipicamente la sua identità tanto da potersi avvalere un nome tutto suo. il Turbiana. Nel tempo è stato un esempio di vitigno versatile e ha dimostrato di poter sostenere l’appassimento, la surimaturazione, la vendemmia precoce e l’adattabilità alla produzione di pregevoli bollicine. Anche Cascina Maddalena ne ha approfittato, senza mai esagerare. L’essenza, la purezza, l’evidenza di vitigno è il cuore pulsante di tutta la loro produzione.

Mattia non fa sconto agli stili, alle mode, alle tensioni contemporanee. In ogni millesimo cerca il linguaggio della sua terra, l’accento della sua vigna. L’atteggiamento è quello di colui che non si accontenta mai e che cerca in tutti i modi di preservare la vigna con coerenza e rispetto. Ecco un’altra bella parola che emerge da questa verticale è il rispetto della natura e del suo imperativo dominante sull’uomo. Per questo, per il cru Clay sono poche le annate in degustazione. La natura ha regolato e regalato stagioni ottime solo in alcune annate e la pianta ha vissuto il suo splendore solo in quelle dove si è potuto dare un senso alla pigiatura e alla conseguente vinificazione.