L’ultimo bilancio di Cantina di Soave – il primo player di Verona che “controlla” le denominazioni Valpolicella, Soave e Durello – è anche l’ultimo firmato da Bruno Trentini come direttore generale. Il manager atesino ha traghettato Cadis dal cooperativismo “pan e salame” del passato ad una realtà imprenditoriale moderna, fortemente patrimonializzata, capace di premiare i soci (oltre 2mila300) e di mettere contemporaneamente in cascina risorse sufficienti per finanziare in-house una campagna di crescita attraverso acquisizioni e la costruzione di un moderno centro d’imbottigliamento e direzionale che assicura alla Cantina uno sviluppo armonico nei prossimi anni.
Una realtà che ha investito essenzialmente nel suo territorio tutti i quattrini utilizzati per il nuovo centro – 90 milioni € cash nel raggio di 40 kilometri – e che ogni anno inietta nell’economia locale oltre 11 milioni fra stipendi e contributi. A questi vanno aggiunti i 74 milioni (più Iva) versati ai soci conferitori per le loro uve: un rendimento superiore ai 13mila euro/ettaro. In altre parole, Viale della Vittoria a Soave potrebbero nominarlo tranquillamente Viale Trentini e nessuno troverebbe qualcosa da ridire.
Vediamo le cifre del bilancio chiuso al 30 giugno scorso:
- Cantina di Soave chiude il bilancio 2018/2019 con un fatturato consolidato di 136 milioni di euro, nonostante un mercato in discesa sui prezzi. In termini di valore, il fatturato è determinato per il 65% dalle vendite nazionali e per il 35% da quelle internazionali. I mercati esteri hanno registrato un leggero aumento (+6%) a livello europeo, grazie alle buone performance di Germania, Svizzera e Austria che hanno compensato le sofferenze in UK e Danimarca. Le soddisfazioni migliori nell’esercizio chiuso a giugno 2019 sono però arrivate da oltreoceano, in particolare dal Canada (+71%), grazie ai pregiati e pluridecorati vini rossi Ripasso e Amarone e dal Giappone (+154%), grazie al sempre apprezzato vino Soave. Degni di rilievo, in un’annata caratterizzata da volumi produttivi particolarmente elevati e quotazioni dei vini in calo, i valori medi/litro realizzati sui prodotti imbottigliati a marchio: +9% Rocca Sveva e +15% Cadis.
- Riconfermato l’equilibrio tra le vendite di imbottigliato e sfuso, rispettivamente il 42% e il 58% del fatturato. Per quanto riguarda lo sfuso si registra un +9% in volume, dovuto alla vendemmia 2018 particolarmente abbondante, e un -6% in valore. L’imbottigliato mostra un aumento del 13% in volume e un confortante più 11% in valore.
- All’interno dell’imbottigliato emerge una buona ripartizione tra le vendite a marchio e le private label, rispettivamente 46% e 54%.
- il patrimonio netto supera i 65 milioni € , a fronte di un cash flow operativo di 9,5 milioni € e un utile d’ esercizio di 1,9 milioni €. Buona la disponibilità liquida di 25,4 milioni €, pur in presenza di investimenti nel corso dell’esercizio per 18 milioni €.
- Il totale dei conferimenti risulta pari a 91 milioni € ed è da record la liquidazione – come prima accennato – destinata alla remunerazione delle uve conferite dai soci viticoltori: oltre 74 milioni €.
Cosa può mettere a rischio il sistema Cantina di Soave? Più che preoccupazioni legate al prossimo cambio al timone – a Bruno Trentini subentra infatti Wolfgang Raifer, altoatesino, entrato a inizio 2017 che prenderà le redini della cantina dopo due anni di apprendistato (a sinistra, nella foto di Matteo Scolari-Pantheon Verona) – è il “sistema-Italia” del vino che lancia qualche segnale di allerta. In Valpolicella ci sarà da gestire un eccesso produttivo; il Pinot grigio vedrà emergere sempre più produttori competitivi negli Usa e in Australia; la Brexit renderà il mercato inglese un vero e proprio rompicapo nei prossimi quarter e tutte le denominazioni italiane dovranno lottare per mantenere le proprie quote di mercato. «Ci allarghiamo a Bardolino e Custoza proprio per completare il nostro portafoglio nelle denominazioni scaligere – commenta il presidente Roberto Soriolo – e puntiamo molto sulla denominazione Garda che ha un fascino evocativo dal grande potenziale così come la produzione bio».
Cantina di Soave chiude l’ennesimo esercizio in positivo. Un’era si è chiusa, indubbiamente, ma quella che arriva si trova con le casse in ordine e la macchina tirata a lucido. Una bella eredità, non c’è dubbio, ed anche una grande responsabilità.