(di Enzo Russo) Dopo più di due anni di pandemia, il globetrotter della Franciacorta Loris Biatta (Le Marchesine) ha ripreso la sua attività non al ritmo del pre-Covid perché la guerra in Ucraina sta frenando la tanto sospirata ripresa. Eppure, dice, ci sono tutti presupposti per una ripresa delle vendite. Lo si vede in giro, le persone escono hanno voglia di incontrarsi nei locali per divertirsi, parlare fare un happy hour nei bar, nei ristoranti in compagnia per liberarsi e dimenticare i due anni di “clausura” che hanno sconvolto la vita di tutti, in particolare dei giovani. Il segnale che arriva è importante, i consumi stanno riprendendo e questo ci fa ben sperare. Incontriamo Loris Biatta nella sala degustazione de Le Marchesine, ci sentiamo a nostro agio finalmente liberi da mascherine e distanziamento con un flûte di Franciacorta Satèn millesimato, un vino complesso e di intensità aromatica sorprendente, fresco al punto giusto da farsi bere una seconda e terza volta.
Quest’anno non è andato al Vinitaly e come lei anche altre aziende hanno disertato l’appuntamento di Verona. Quali sono stati i motivi di questa rinuncia?
“E’stata una scelta ponderata fatta con altre aziende della Franciacorta perché c’erano delle regole restrittive troppo soffocanti che non ci permettevano di lavorare, per esempio il contingentamento delle persone negli stands, le degustazioni, il personale che non poteva svolgere agilmente l’accoglimento dei clienti e poi, non per ultimo, i costi troppo alti. Comunque ci siamo organizzati diversamente portando i nostri clienti, specialmente i nostri distributori all’estero, con la navetta da Verona alla nostra cantina. E’ stata anche l’occasione di far vedere la nuova cantina quasi ultimata per causa pandemia”.
E a proposito della pandemia, in questi due anni sono successe tante cose e certamente lei non è stato con le mani in mano, come ha sopperito a tutti questi disagi e il Vinitaly così come strutturato è ancora utile a svolgere i compiti per promuovere i nostri vini nel mondo, visto che le esigenze delle aziende vitivinicole stanno cambiando o ha bisogno di rivedere alcune strategie di marketing per mettersi al passo con i tempi che corrono e ai cambiamenti geopolitici che stiamo vivendo?
“Prima bisogna vedere come andrà a finire con la pandemia, poi VeronaFiere dovrà rivedere il modo di gestire questo importante appuntamento mondiale del vino. E già da oggi deve farlo, perché noi ad ottobre dobbiamo essere informati su tutto. Dobbiamo capire come intende muoversi perché con la pandemia e la guerra tutto è cambiato. Stavamo iniziando a lavorare con la Russia, per fortuna ci siamo fermati, ma dall’altro è una sfortuna perché il mercato russo è molto importante. Perdere queste occasioni non è bello. Abbiamo già sofferto molto con il Covid e incominciavamo a fare i nostri progetti quando è arrivata la guerra. Tutto sta cambiando e niente sarà come prima, è per questo che il Vinitaly dovrà reinventarsi”.
E il mercato estero come va, si sta riprendendo?
“Per noi il 2022 è partito molto bene, è raddoppiato rispetto allo scorso anno, e stiamo aprendo nuovi mercati. Gli storici clienti, Canada, Stati Uniti, Giappone, Sud America e Nord Europa hanno ripreso a ordinare. Poi c’è l’Italia che sta recuperando sul passato, le vendite sono in aumento da nord a sud. Ci sono sono tutti i presupposti per la crescita delle Marchesine, quest’anno abbiamo aggiunto altri sei ettari di vigneti alla nostra produzione, vorremmo arrivare nell’arco di due anni a 600/700 mila bottiglie”.
Al Vinitaly molte aziende si lamentavano perché incomincia a scarseggiare la materia prima come bottiglie, cartoni per imballaggio, tappi e se va vanti così saremo costretti a diminuire la produzione, lei cosa ne pensa?
“Sono convinto che è una bolla speculativa. Oggi la forza è quella di essere dei bravi programmatori, avere una capacità economica di investire e prenotare tutto quello che serve. Per agosto abbiamo già prenotato 60 mila cartoni per arrivare tranquillamente alla fine dell’anno, lo stesso discorso vale per le bottiglie”.
Per quanto riguarda gli aumenti di luce e gas, in quale misura i costi si riperquoteranno sul prodotto finale e lei cosa pensa di fare?
“Gli aumenti sono stati il doppio ma fortunatamente con la nuova legge e il PNRR saremo in grado di mettere il fotovoltaico con pannelli solari sistemati su tutta la nuova struttura dell’azienda in modo da essere autosufficienti”.
Come procedono i lavori della nuova cantina?
“Siamo un po’ in ritardo con i lavori per colpa della pandemia, ma il più è fatto. La cantina è fatta l’abbiamo arredata con macchinari di ultima generazione come le nuove presse pneumatiche che ci permettono di fare un vino di alta qualità”.
Lei è fiducioso sul futuro roseo delle Marchesine?
“Se non lo fossi non avrei investito parecchi soldi nella costruzione della nuova cantina che si colloca oggi tra le più importanti della Franciacorta, siamo una realtà vitivinicola dalla cui cantina escono circa 500 mila bottiglie di bollicine che vengono bevute sulle tavole dei migliori ristoranti europei e oltre Oceano e agli amanti del buon bere”.