Dopo Parigi e prima del Vinitaly, è partita oggi in presenza la seconda edizione della Barcelona Wine Week che al recinto della Fiera di Plaza Espanya, ai piedi del Montjuic, raccoglie il meglio della produzione iberica in un format che vede il classico walktrough fra i banchi della cantine e un catalogo ancora non fittissimo di degustazioni e convegni. Ma Barcellona è il cuore del metodo classico spagnolo dove negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento profondo da parte della denominazione ampiamente maggioritaria, la DO Cava, che ha preso per buone le istanze portate avanti da chi è uscito in solitaria – come Raventos i Blanc che ha sfruttato la DO Riu Anoia – e chi in collettiva – il marchio collettivo Corpinnat -. Una rivolta dal basso che ha costretto un motore sinora abbastanza immobile a cambiare passo ed a cercare di differenziare il meglio della propria produzione per non restare ingabbiato dalle scelte dei colossi internazionali che oggi controllano i numeri veri della denominazione ed il rapporto col principale mercato di sbocco delle bollicine spagnole: la Germania. Un cambiamento di rotta che potrebbe far proseliti, ad esempio nella vasta area del Prosecco dove non si sfruttano ancora appieno tutte le specificità.
Il confronto fra gli spumantisti catalani (secondi produttori al mondo di metodo classico) non era iniziato nelle scorse settimane all’insegna del faiplay: i soci di Corpinnat hanno “bruciato” la presentazione dei risultati 2021 della denominazione Cava “marcando il territorio”. E presentando – come evidenzia la grafica in apertura di pagina – una crescita del 37,5% sul 2020 e 2,3 milioni di bottiglie prodotte in un areale di poco più di mille100 ettari.
Il Cava, invece, ha realizzato un incremento sul 2020 del 17,34%, raggiungendo però un volume di vendite di 252 milioni di bottiglie (erano 249 nel 2019 pre-pandemia mentre nel 2020 la produzione era scesa a 215 milioni di bottiglie) con una quota di export che si attesta al 71%. Ottimi i risultati per i Cava bio, più 65%, e dei Cava de Guarda Superior (la nova classificazione degli spumanti con più di 18 mesi di invecchiamento) praticamente più che raddoppiati, 104,25%. Procede la zonazione della denominazione – 38.000 ettari di vigneti e più di 6.800 viticoltori con 370 cantine associate – e proprio alla Barcelona wine week, verranno presentati i nuovi marchi di qualità. Infatti, dopo l’introduzione del Cava de Paraje Calificato (una sorta di cru) il Consejo Regulador del Cava va avanti sulla strada della segmentazione aumentando nel contempo le misure di controllo, le informazioni e la tracciabilità.
Javier Pagés, presidente della denominazione, con l’occasione si è tolto così qualche sassolino dalla scarpa: «Alcune cantine sono andate per la loro strada o si sono dissociate dalla D.O. a proprio vantaggio. Ma questo non deve impedire a chi tra noi ha sempre tutelato il territorio, e ottenuto un successo così notevole, di aspirare ancora più in alto. Inoltre, non dovrebbe dissuaderci dall’occupare una posizione ancora più significativa all’interno del mondo selezionato degli spumanti di alta qualità. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che le grandi sfide possono essere accettate solo se unite, e con la piena partecipazione del territorio e la generosità di tutti».
Non a caso, il Cava diventa sempre più bio, nel 2025 la conversione dovrà essere piena per i Guarda Superior. Al momento, il bio “pesa” per 22,8 milioni di bottiglie (meno del 10% del totale delle vendite, ma dieci volte di più in volume dei Corpinnat) con una crescita del 65,43% rispetto al 2020. Il segmento Guarda Superior dà un importante contributo e rappresenta il 42,09% della categoria CAVA biologica totale.