La grande distribuzione organizzata italiana paga lo scotto di restare ancora troppo piccola rispetto alla media dei suoi competitori internazionali: questa porta ad una redditività inferiore del 50% della media internazionale e ad una crescita più modesta. L’emergenza Covid-19 ha sì fatto aumentato lo scontrino medio, ma ha anche registrato un cambiamento della sua composizione favorendo prodotti a minor margine, al contempo è calata la frequenza della spesa; inoltre, la crescita non ha del tutto compensato il fermo del cash&carry legato al blocco delle attività economiche della ristorazione e dell’horeca più in generale.
Queste le cifre del settore che emergono dalla ricerca svolta dal Servizio Studi di Mediobanca, pubblicata oggi, rielaborando i dati di bilancio 2018.
Il mercato dei consumi alimentari in Italia ha sviluppato nel 2018 un giro d’affari pari a 139,3 miliardi, pari al 12,9% dei consumi complessivi. Si tratta della quota più elevata tra i maggiori Paesi europei che vedono la Francia al 12%, la Spagna all’11,3%, la Germania al 9,5% e UK al 6,9%. Per l’Italia e per tutte le altre nazioni la porzione di spesa complessiva destinata i consumi alimentari è in progressiva riduzione: nel 1995 essa valeva il 15,8% in Spagna, il 15,5% in Italia, il 13,2% in Francia, il 10,1% in Germania e l’8,4% nello UK. I consumi alimentari non esauriscono l’ambito d’interesse della Gdo che tratta anche i beni non alimentari il cui consumo è stimato per l’Italia in 105 miliardi di euro.
Il mercato italiano del grocery presenta prospettive di crescita più modeste rispetto ai principali Paesi europei. Le previsioni formulate prima della pandemia indicano fino al 2023 un’espansione media annua dell’1,7% per l’Italia rispetto a valori ampiamente superiori al 2% per i maggiori mercati, con punte del 2,8% per UK e del 2,9% per la Germania. Anche la quota di vendite on-line, prima dell’accelerazione impressa dalla pandemia, vedeva l’Italia giungere al 2023 con una quota del 3%, lontana dai Paesi leader quali UK (7,9%) e Francia (6%).
Il mercato italiano abbina inoltre alla sua modesta dinamica complessiva un elevato livello di frammentazione: il fatturato dei primi tre Top retailer rappresenta circa il 42% del mercato rispetto al 61% della Germania, al 59% dello UK e al 56% della Francia. Solo la Spagna presenta una parcellizzazione comparabile a quella italiana
La scala ridotta degli operatori italiani e la scarsa dinamica del mercato domestico sottopongono i nostri retailer a una forte pressione sul fronte dei prezzi praticabili al consumatore, rendendo difficoltoso il trasferimento all’acquirente finale degli aumenti dei listini che si manifestano lungo la filiera della fornitura. In effetti, la capacità dei gruppi della Gdo italiana di traslare sui prezzi allo scaffale gli incrementi di quelli di acquisto appare la più contenuta nel contesto europeo. La “price transmission” rilevata dall’Eurostat è pari al 10% in Italia, al 19% in Spagna, al 48% in Germania e al 68% nello UK.
Fino a tutta la prima metà di aprile 2020 le vendite della Gdo hanno segnato incrementi attorno al 10%, con punte del 30% per il confezionato. Non tutti gli operatori ne hanno beneficiato in egual misura. Hanno segnato progressi in doppia cifra i piccoli punti vendita del libero servizio, i discount e i supermercati, mentre sono risultati in flessione contenuta i drugstore nei quali si sono ridotti i consumi di prodotti voluttuari (profumi e make-up) e sono cresciuti quelli legati all’igiene personale e della casa. Le performance degli operatori hanno poi risentito della presenza più o meno estesa al loro interno dei punti vendita dedicati al “cash&carry”. Tale canale ha ripiegato in maniera assai evidente in conseguenza del blocco della domanda da parte della ristorazione e dei bar, con flessioni settimanali che dall’inizio di marzo hanno toccato punte vicine al 50%.
La maggiore realtà italiana per fatturato resta Coop, con 14,8 miliardi€ di venduto. Il gap con le altre maggiori realtà europee e mondiali resta impressionante: Mercadona in Spagna fattura 22,3 miliardi €; Ahold Delhaize, Olanda e Belgio, emette scontrini per 62.8 miliardi; l’inglese Tesco per 71,4, Carrefour per 76. Walmart, numero uno al mondo, fattura più dell’intera Austria, con all’attivo vendite per 445,7 miliardi €.
L’Italia piò vantare però due record interessanti: l’analisi di Mediobanca pone sotto i riflettori Eurospin, che vanta un ROI del 23.9% contro il 9.7% della media globale e con un ampio margine su altri competitor nel suo specifico segmento di mercato: Lilo-HD che si ferma al 17% e Lidl al 13,5%
Il secondo primato spetta ad Esselunga che è la prima realtà al mondo per fatturato al metro quadro: ben 15.800€. Per capirci, WalMart ne fa 4700; Carrefour 6mila400 in Francia e poco più di 3mila all’estero, Tesco ne fa 10mila in UK e 3mila all’estero.
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Esselunga detiene anche il primato quanto a utili netti cumulati nel periodo 20142018: con 1.302 milioni essa precede Eurospin con 924 milioni, Conad con 850 milioni e Selex con 714 milioni. Se si rapportano gli utili cumulati nel periodo alla consistenza dei mezzi propri iniziali, i discount non hanno concorrenti: il gruppo Lillo-MD ha accumulato utili pari a 3,2 volte il patrimonio netto iniziale, Lidl ed Eurospin, rispettivamente, a 1,7 e 1,5 volte. Tutti gli altri operatori hanno multipli inferiori all’unità
il fatturato aggregato dei maggiori operatori della Gdo italiana, rappresentativi di circa il 95% del mercato della Gdo nazionale a prevalenza alimentare, si è assestato a 84,3 miliardi di euro (al netto di Iva), segnando un incremento dell’1,9% sul 2017. Si tratta della minore crescita dal 2015.
Le catene di discount hanno realizzato tra il 2014 e il 2018 la maggiore crescita media annua delle vendite, pari al 7,8% (+8,1% nel solo 2018). La Distribuzione Organizzata è stata molto dinamica con vendite in crescita del 5,3% medio annuo dal 2014 (+3,5% nel 2018). Il mondo cooperativo che fa capo alla Lega delle Cooperative (Legacoop) annovera i due maggiori operatori del settore: Conad ha realizzato dal 2014 una crescita media annua del 3,5% (+2,8% nel 2018), mentre le Coop hanno segnato nel periodo una flessione media del giro d’affari dello 0,2% (-4% nel solo 2018). E’ infine stabile il fatturato della Grande Distribuzione in lieve crescita dello 0,3% medio annuo dal 2014 (-0,4% nel 2018, prima flessione nel quadriennio).
Scendendo nel dettaglio dei singoli operatori, i maggiori incrementi delle vendite nel 2018 hanno interessato le catene discount Lidl Italia (+9,1%), Eurospin (+7,7%) e LilloMD (+7,1%), oltre al consorzio Agorà (+7,5%). Anche considerando la crescita media annua dal 2014, il quadro non cambia con l’eccezione del consorzio Crai che registra incrementi pari all’8,1%, subito dopo Lidl Italia (+8,8%) e prima di Eurospin (+8%).
Prosegue l’incremento dell’e-commerce alimentare in Italia, con un tasso di crescita stimato al 39% nel 2019 e un giro d’affari pari a 1,6 miliardi di euro. Nell’ambito dell’e-commerce complessivo, si tratta del comparto a maggior crescita, con un’incidenza dell’1% sul totale delle vendite retail nel settore alimentare e del 5% della domanda e-commerce italiana (31,5 miliardi nel 2019, +15% rispetto al 2018). Secondo le rilevazioni Nielsen, il peso dell’e-commerce nella grande distribuzione organizzata si è attestato nel 2018 all’1,6% delle vendite, in crescita del 27,7% nel primo quadrimestre del 2019. Gli acquisti online di prodotti alimentari da supermercato hanno raggiunto nel 2019 un valore di 476 milioni di euro con un incremento di oltre il 45% rispetto all’anno precedente.