(di Carlo Rossi) Prosegue il nostro giro dopo lo sblocco del lockdown e questa volta siamo in provincia di Verona a monitorare la situazione di un altro segmento merceologico che ha sofferto particolarmente il Covid19, quello dei bar. Siamo sul lago di Garda perché quest’anno con tutta probabilità potrebbe essere unna annata di forte recupero, stanti le difficoltà poste dal raggiungere luoghi di vacanza nelle regioni meridionali del Paese. D’altronde il Garda ha un fascino incontestabile anche per i turisti del Nord Europa.
Siamo a Castelnuovo del Garda, splendido entroterra che vive sulle colline moreniche, noto soprattutto per tre temi: buona cucina, con la Deco comunale per il vino “Moro dal Castel” e i “bigoli con l’anatra” del Ristorante Pina; essere sede di Gardaland, che riapre; luogo di visite di quel segmento di turismo risorgimentale, dato che, tra l’altro, il paese viene ricordato per l’eccidio perpetrato dal Radetsky l’11 aprile del 1848.
Siamo nel cuore della “movida” castelnuovese, al Centrale di Daniele Ala, dopo che è stato riaperto, non senza problematiche, la possibilità dell’aperitivo e qualche bar ha già avuto multe per il mancato rispetto delle regole. «Siamo contenti perché c’è voglia di ripartenza – dice Daniele – i clienti ritornano anche perché vengono in tutta sicurezza. Non è stato semplice adeguarsi alle nuove disposizioni ma ce la mettiamo tutta. Distanziamento, lavaggio delle mani, e quanto serve per far trascorrere ai nostri affezionati clienti e a noi stessi un momento di serenità . Ai colleghi dico solo così si vince questa situazione particolare, uniti e nel rispetto delle regole”.
Uno snaturamento del vino diventato simbolo di Castelnuovo? Tutt’altro, spiega il giornalista enogastronomico ed esperto di De.Co. Riccardo Lagorio, a cui si è affidata l’amministrazione comunale precedente per l’istituzione del marchio e l’individuazione dei prodotti tipici che identificano il paese. Lagorio ha studiato il territorio, condotto interviste tra i produttori e ricerche su testi di ampelografia (ovvero di studio dei vitigni) per arrivare a definire un vino più rappresentativo delle terre castelnovesi. Vero che il marchio Moro dal Castel è nato vent’anni fa e da allora è sempre stato prodotto con il Cabernet Sauvignon. «Perché più facile da coltivare», spiega Lagorio, «ma ciò che sembra nuovo è invece ciò che storicamente caratterizza questi luoghi e ne trasmette la cultura» sottolinea ancora l’esperto.
Il Comune ha registrato il marchio collettivo geografico della sua De.Co., rappresentato visivamente da una torre (quella Viscontea, simbolo del paese) e da due foglie alla sua base. L’uso del logo è gratuito, ma deve essere autorizzato: imprese e persone che vogliono utilizzarlo devono presentare la domanda in Comune attraverso l’apposita modulistica (requisiti e passaggi sono spiegati nel regolamento reperibile in Municipio e sul sito internet del Comune). Come detto, oltre al Moro dal Castel possono ottenere il marchio i bigoli con l’anatra, «pietanza della tradizione, seppur non esclusiva, di Castelnuovo del Garda da almeno cinquant’anni». La De.Co. potrà essere applicata sia alle confezioni di sugo all’anatra destinate alla vendita, sia al piatto proposto nel menu dei ristoranti. Obiettivi sono quelli di salvaguardare il territorio attraverso le sue eccellenze, promuovere e valorizzare le attività locali, ma anche garantire i consumatori sulla provenienza dei prodotti.