(di Giordana Talamona) Con un fatturato di 6,5 milioni di euro nel 2019 e un margine commerciale stabile del 24% (dati 2018, fonte I numeri del vino), Callmewine è tra gli e-commerce del vino che ha registrato una crescita costante in questi ultimi anni. Nato nel 2012 dall’ex AD di Idealista Italia, Paolo Zanetti, questo shop del vino online offre 9.500 etichette, con un’interessante nicchia legata ai vini biodinamici e biologici.
Col lockdown anche Callmewine, in linea con quanto registrato da una recente indagine Nielsen (leggi il nostro articolo), sta registrando un’impennata di vendite del 150%, come ci conferma il suo fondatore Paolo Zanetti, con cui abbiamo inquadrato questo settore in forte espansione.
Qual è l’impatto del lockdown sulle vostre vendite?
“Dal 15 marzo abbiamo registrato un aumento delle vendite, che ha raggiunto oggi un + 150%, che auspico in costante crescita. C’è stato un lieve incremento del carrello medio, in particolare da parte dei nostri clienti storici, mentre quelli nuovi si limitano ad acquisti minimi, probabilmente per testare il servizio”.
In quali regioni avete registrato la crescita maggiore?
“In quelle aree in cui il Covid-19 ha impattato sin dall’inizio. In ordine di incremento vendite percentuali, la prima regione è il Veneto, poi a seguire Lombardia ed Emilia-Romagna. Abbiamo registrato un aumento anche in Abruzzo, Molise e Trentino-Alto Adige”.
Qual è il trend dei consumi?
“Vanno per la maggiore i vini sotto i 15 euro, credo perché rispondono meglio all’esigenza delle cene in famiglia, mentre in questo periodo di quarantena è cessato il bisogno di esibire con gli amici dei vini status symbol di prezzo elevato”.
Quali sono i vini più scelti dagli italiani per sopportare meglio questo periodi di clausura?
“Registriamo un aumento dei vini frizzanti, in particolare il Lambrusco e gli spumanti come il Prosecco, più adatti al bere quotidiano, oltre ai distillati, che forse rilassano dopo cena. Segnalo anche, seppure con aumenti molto variabili, una preferenza verso la Barbera, Chianti, Syrah, Nero d’Avola e Montepulciano d’Abruzzo, mentre tra i bianchi va molto il Verdicchio”.
Come state gestendo il magazzino per rispettare le norme di sicurezza?
“Abbiamo dovuto rivoluzionare completamente la logistica, spalmando l’orario di lavoro dei nostri addetti su più turni, in modo da rispettare il distanziamento sociale. Due operatori, per esempio, non possono passare contemporaneamente nello stesso corridoio, anche se hanno le mascherine e i guanti. In questo momento estremamente difficile per l’Italia, in cui molta gente perde il lavoro o si vede ridotto lo stipendio, una cosa che mi rende particolarmente orgoglioso è il fatto di poter continuare a dare lavoro alle persone: a tutti i dipendenti di Callmewine innazitutto, ma anche a tutti quelli che lavorano nella preparazione degli ordini e che sono parte fondamentale per portare a casa dei nostri clienti una piccola parentesi di felicità, una felicità da bere”.
E per i corrieri?
“Siamo in costante aggiornamento perché la situazione delle spedizioni cambia molto rapidamente. Su Bergamo e Brescia, per esempio, siamo spesso costretti a lavorare con un solo corriere dei quattro che avevamo, tanto che riusciamo a consegnare in media nell’arco di 3 o 4 giorni, non più in 24-48 ore come avveniva prima della crisi sanitaria. Ma tutto cambia in fretta, tanto che quello che è vero oggi, potrebbe non esserlo più domani. La prendiamo anche noi come una sfida”.
Crede che nel dopo emergenza gli e-commerce del vino italiano continueranno ad ampliare le quote di mercato?
“Credo di sì. Ritengo che la tendenza continuerà, andando probabilmente a ridurre il gap rispetto a Francia, Uk, Spagna e Germania, dove le vendite online hanno una penetrazione del 10%, mentre in Italia era da anni ferma al 2-3% dell’intero mercato vino”.