È da circa vent’anni che i vini pugliesi stanno vivendo un vero e proprio boom, esattamente come tutto il comparto turistico ed enoturistico della regione. Solo l’anno scorso il giro d’affari del Primitivo di Manduria è stato di 140 milioni di euro, con un aumento del 12% rispetto al 2018. Il grande rosso pugliese, che nel 2019 ha visto imbottigliare quasi 17 milioni di litri per circa 23 milioni di bottiglie, si conferma tra i più amati anche all’estero, dove esporta almeno il 70% della produzione.
In questo contesto, con un Consorzio composto da 57cantine socie che vinificano e imbottigliano, e oltre mille soci viticoltori, la preoccupazione per il rallentamento dei consumi provocato dall’emergenza sanitaria sta salendo: “Sul settore Horeca c’è poco da commentare, tutto è bloccato. – afferma Mauro di Maggio, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – Le cantine dei soci stanno cercando di intensificare la presenza online, settore che sta letteralmente svettando in questi giorni di quarantena, anche se il vino non è considerato un prodotto primario per le famiglie. All’estero il nostro mercato è composito, e abbiamo notato un aumento degli ordini all’inizio dell’emergenza sanitaria, in flessione considerevole durante le ultime settimane”.
Rispetto alle polemiche in merito alle certificazioni “virus free” richieste da alcuni Paesi europei sul made in Italy agroalimentare, il presidente puntualizza l’illegittimità di questa richiesta con alcuni importatori: “In qualche caso, in particolare dalla GDO inglese e tedesca ci sono arrivate delle richieste di autocertificazione “Coronavirus free”, circoscritte alle prime fasi dell’emergenza, prima che arrivassero le linee guida dell’Ue”. Poco più di una decina di giorni fa l’Ue ha chiarito che gli Stati membri non sono tenuti a rilasciare o imporre certificazioni addizionali sulle merci che circolano all’interno del mercato unico, poiché non esistono prove che siano vettori del Covid-19.
La crisi è legata, come per tutti i territori italiani, anche al comparto turistico, completamente fermo. “In questi ultimi anni la Puglia ha avuto una crescita di presenza turistica e ricettiva, che la stava trasformando nel “giardino d’Italia”. Ci vorranno delle serie misure economiche di sostegno e rilancio per ripartire, dopo questo arresto che immaginiamo lungo”.
Un blocco, quello del Covid-19, che ha messo a nudo carenze e problemi strutturali mai fino in fondo sanati. “Ora che siamo costretti a lavorare in smart working ci rendiamo conto di quanto la rete italiana sia inadeguata. Di fatto questo virus ha evidenziato la povertà tecnologica del nostro Paese, mettendoci davanti a un’esigenza di maggiore modernizzazione”. Ookla, tra i principali fornitori al mondo di un servizio di speed test per misurare la velocità di trasmissione dati, riportava solo cinque giorni fa un calo del 10% a causa del boom di connessioni.
In chiusura una riflessione di buonsenso su questa pandemia: “Chi come noi lavora in agricoltura è abituato a pensare nel medio e lungo termine: quando piantiamo delle barbatelle, queste daranno i primi frutti solo dopo molti anni. Occorre anche in questo caso avere una visione d’insieme che ci porti a riconsiderare il rapporto tra l’uomo, la natura e gli animali in maniera più sostenibile. Ecco perché ritengo che il consumatore sarà sempre più attento a scegliere aziende etiche, che sapranno lavorare in maniera sostenibile e integrata nell’ambiente. Questa crisi ci dimostra, che non è più un’ipotesi, ma una necessità vitale”.