(di Bernardo Pasquali). Paolo Merci è Direttore di Veronamercato da più di vent’anni (qui il nostro video) e di situazioni estreme nel mondo dell’ortofrutta ne ha gestite parecchie. Il 2023 arriva carico di tensioni dopo una pandemia, una guerra e il manifestarsi delle conseguenze di un clima in deciso cambiamento e un fenomeno inflattivo così repentino che ha pochi precedenti nella storia. Il mondo dell’agroalimentare negli ultimi mesi è sotto attacco.
I fenomeni speculativi sono evidenti e le associazioni di categoria dei produttori si stanno ribellando ad un modello che li vede vittime con un valore della materia prima addirittura in calo. Il consumatore, dal canto suo, riduce la borsa della spesa e si pone sulla difensiva. In tutto questo groviglio di complicazioni si trova il mercato che rimane l’intermediario tra due mondi che corrono in antitesi: la produzione e la distribuzione e il commercio.
Veronamercato stabilizza i prezzi qui non si fanno speculazioni
Paolo Merci è categorico: “Qui dentro la domanda e l’offerta sono alla luce del sole e rispettano quelle che sono le regole della libera contrattazione. Qui non si fanno speculazioni. Lo ha dimostrato anche lo studio Ambrosetti; il mercato ha contribuito e contribuisce tutt’ora a calmierare e controllare la deriva dei prezzi. Purtroppo quando si parla di caro prezzi si utilizza sempre il comparto ortofrutticolo per enfatizzare ma è tutto il contrario!”.
Lo conferma anche il Presidente degli operatori all’interno di Veronamercato Jacopo Montresor: “Qui dentro ci sono 50 ditte che commerciano e 11 aziende di logistica. Contrattiamo giornalmente circa 400 referenze di prodotto. Quasi tutti gli operatori vendono le stesse referenze. Questo aumenta mi maniera enorme la competitività e posso assicurare che questo è l’unico sistema per contenere gli aumenti di prezzo. Le speculazioni sono altre e avvengono oltre queste mura”.
Il dettaglio non segue la fluttuazione dei prezzi anche quando calano
“Ciò che è accaduto in Romagna – continua il Direttore di Veronamercato Paolo Merci – non ha creato particolari scossoni dei prezzi. Ciò che non era più sul mercato proveniente dalle aree colpite, in pochi giorni è stato subito rimpiazzato dagli altri mercati nazionali o europei. Quello che capita è a livello di dettaglio. Come nella benzina. Può succedere che manchi un prodotto qualche giorno e che risenta di un piccolo aumento. Il dettaglio lo recepisce subito e ne vediamo le conseguenze sui banchi dei negozi. Quando il prezzo rientra qui da noi, molte volte il dettaglio non lo recepisce e rimane a gravare sulle famiglie. Questo purtroppo non possiamo controllarlo noi!”.
La mancanza di prodotto è una bufala siamo in sovrapproduzione costante
Montresor rincara la dose: “Dire che manca prodotto e quindi i prezzi si alzano è una bufala! E’ vero invece il contrario, la produzione ortofrutticola è in sovrapproduzione da anni e sta vivendo un calo di consumi evidente. Lo vediamo con i nostri occhi quotidianamente noi operatori”.
Il fattore generazionale e sociale sui consumi dell’ortofrutta
Jacopo Montresor Responsabile degli Operatori di Veronamercato non usa mezzi termini: “Chi compra oggi un cuore di insalata o una zucchina per cucinare a casa? Chi compra i pomodori per farsi una passata in casa? non parlo solo delle generazioni Z e Y ma anche di noi quarantenni. Vogliamo tutto già pronto e magari già cucinato solo da scaldare. Sono cambiati i consumi alimentari e la voglia di cucinare durante il covid è stata solo una bolla momentanea.
Purtroppo il consumatore non ha consapevolezza del valore di un prodotto
Paolo Merci è chiaro: “Una volta che Veronamercato stabilisce il prezzo e lo stabilizza secondo quanto è stato chiarito prima, tutto ciò che accade dopo non è più affar nostro e purtroppo il sistema di vendita non riusciamo più a controllarlo. Quello che è difficile per tutto il comparto è far capire il valore reale del prodotto che arriva in tavola.
Paghiamo l’acqua imbottigliata molto di più, in proporzione, di quanto facciamo per un pomodoro. Un caffè al bar ha un prezzo che non è confrontabile con quello di un melone. Ci dimentichiamo sempre del valore del lavoro in campagna, del rischio di impresa e di tutti gli altri fattori che stanno mordendo alla base le economie dei nostri contadini”.
Come avviene la definizione del prezzo a Veronamercato
Della stessa opinione il dottor.Andrea Bonizzi, Agronomo, Responsabile dei listini prezzi di Veronamercato. ” Dire che il mercato è il luogo a cui attribuire l’aumento del caro prezzi è una bufala. La creazione del prezzo di un prodotto è molto complessa e dipende da numerosi fattori: la varietà, il calibro, la provenienza e la stagionalità. Poi ci sono fattori esogeni, come ciò che sta accadendo dal punto di vista climatico e, purtroppo, altri fenomeni come l’instabilità politica internazionale, che determina instabilità anche nella logistica e nei trasporti. In tutto questo poi ci sono tutte le certificazioni IGP, DOP, STG che influiscono sul prezzo.
Ogni mattina gestisco un questionario che va a tutti i compratori e i venditori che si relazionano con Veronamercato, dove arrivano le reali quotazioni dei prodotti sia in ingresso che in uscita. Il dato è sottoposto a controllo fiscale; successivamente viene pubblicato il prezzo minimo e massimo di ogni referenza sulla piazza. Il dato è pubblico e pubblicato sul sito internet di Veronamercato; al termine di tutto ciò viene trasmesso agli organi di stampa. Tutto qui è al massimo della trasparenza”.
L’ortofrutta deve investire di più in comunicazione e marketing
“Gli investimenti in marketing e comunicazione da parte del comparto ortofrutticolo sono insignificanti, se paragonati ad altri comparti dell’agroalimentare. Solo uno 0-6% del fatturato viene investito in questo settore. Serve molto di più. Noi, come Veronamercato abbiamo fatto il nostro e nel futuro partiremo con altre campagne informative di valorizzazione del consumo dei prodotti ortofrutticoli, sia da un punto di vista nutrizionale, sia come modo per contenere la spesa sanitaria causata da diete poco salubri”.
Rincara la dose Montresor: “Sono proprio le istituzioni che latitano in questo. I privati si stanno impegnando anche se non è sufficiente. Ma dal Ministero mancano campagne forti per far capire il reale valore del consumo di ortofrutta in una dieta. Si deve fare di più e speriamo che i dati che emergono dai vari studi sui consumi sollecitino il Governo a muoversi con più efficacia e intraprendenza”.
“