Vola il patrimonio vinicolo di Lungarotti, storica maison dell’enologia italiana, che chiude il 2018 con oltre 2,5 milioni di bottiglie prodotte e un fatturato di 8,6 milioni di euro, registrando un incremento rispetto allo scorso anno del 7,5%. Valori positivi che proiettano gli introiti complessivi del Gruppo a 9,6 milioni di euro, +6% rispetto al 2017. Per Chiara Lungarotti, amministratore delegato dell’omonimo gruppo: “A fronte di un mercato interno sempre più difficile, il buon risultato del 2018 diventa eccellente se si guarda alle esportazioni che raggiungono circa il 45% del fatturato. Un dato – ha concluso – che ci spinge a proseguire nella crescita, nella speranza che le congiunture e le crisi geopolitiche internazionali lo consentano”.

Sul fronte del posizionamento interno, la realtà enoica umbra, costituita da 250 ettari vitati tra la Tenuta di Torgiano (230ha) e quella di Turrita di Montefalco (20 ha certificati bio dal 2014), sta vivendo un momento di consolidamento dei consumi, sia a livello regionale sia nazionale, evidenziando una crescita complessiva del 2% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda, invece, i 50 mercati internazionali raggiunti dalle 28 etichette del brand, sono da segnalare incrementi a doppia cifra per un valore complessivo di oltre 3,6 milioni di euro, +14% sul 2017. Nel dettaglio, tengono la piazza tedesca e quella del Benelux che, nonostante la difficile congiuntura economica, mostrano un incremento del prezzo medio di vendita premiando la scelta aziendale di posizionare sugli scaffali vini di elevata qualità. Prodotti premium, come il San Giorgio e il Rubesco Riserva Vigna Monticchio, che hanno portato le vendite in Svizzera ad un aumento di oltre il 63% e hanno conquistato il mercato svedese dove il Rubesco Torgiano Rosso Doc e il Montefalco Rosso Doc hanno ricevuto la Medaglia d’Oro come migliori vini inseriti al monopolio nel 2018, rispettivamente nella categoria “fast assortment” e in quella “order assortment”.

Exploit di vendite anche in Cina, dove è stata registrata una crescita di fatturato del 70% dallo scorso anno, in linea anche con i consumi rilevati in Giappone, roccaforte della cantina umbra, che fa registrare un +20% rispetto al 2017. Non sono da meno poi le performance di crescita ottenute da Lungarotti in Canada attraverso il rafforzamento del marchio nella provincia dell’Ontario e il reinserimento del brand nella West Coast, nelle province di British Columbia e di Alberta. 

Per quanto riguarda le etichette, inoltre, cresce del 78% rispetto al 2017 il San Giorgio, l’Igt realizzato per la prima volta da Giorgio Lungarotti durante la vendemmia del 1977 e rilanciato quest’anno con una nuova immagine e un blend rinnovato. Il Rubesco, vino di punta dell’azienda, segna +33%, confermando di piacere anche nella sua versione Riserva a +16%. Valore positivo inoltre anche per Ilbio +50%, L’U Rosso (+26%), Sagrantino (+26%) e Montefalco (+10).