(di Bernardo Pasquali) Il fumo nero, incessante e oltraggioso, offuscava il cielo azzurro di una bellissima giornata di sole. Primo pomeriggio di giovedì scorso. Appena uscito di casa noto in lontananza, verso la città, un camino nero che sale verso il cielo e si addensa allargando la sua cappa. Ha ancora sembianze esili e potrebbe confondersi con un fumaiolo di qualche azienda. Dopo pochi chilometri e pochi minuti, dalla tangenziale, in corrispondenza di San Giovanni Lupatoto, si vede allargarsi a dismisura quel camino di fumo diventando una vera e propria colonna che ha dell’apocalittico. Lo sguardo è obbligatoriamente spinto a guardare da dove poteva sorgere quella colonna.
La tangenziale che scorre tutta attorno ai quartieri della città e alla Zai ad un certo punto punta dritto verso il casello di Verona Nord e cambia completamente la prospettiva dell’incendio. Si capisce che la zona è verso Parona, verso la Valpolicella. Dalla tangenziale proseguendo fino a Bussolengo il camino di fumo si fa sempre più grande e l’impressione è tanta. All’uscita di Santa Lucia prendo la solita strada che porta verso il Salumificio. Mi devo incontrare con Marco Pavoncelli, il titolare dell’omonimo salumificio, con cui da un po’ di anni condivido un bellissimo progetto di alta salumeria innovativa senza conservanti.
Appena arrivato all’ingresso del salumificio mi soffermo sulle scale a guardare verso l’enorme colonna di fumo e da dietro sento la voce di Marco: “Sai chi sono?”.
“No Marco, non saprei, sembra in zona Parona…”.
“Lì vicino…il Salumificio Coati”.
Rimango basito e colgo in Marco un senso di sconforto e di preoccupazione. Permane un attimo di silenzio tra noi e poi ci avviamo verso il nostro solito tavolo di lavoro. A parte alcune parole di circostanza…l’unico discorso sensato era…”ma come può essere successo?”.
Difficile fare supposizioni, altrettanto difficile per Marco che conosce bene le strutture di un salumificio e ne conosce pure i meccanismi di sicurezza che vengono messi in atto in caso d’incendio. Continuare la riunione non è facile perché il pensiero è sempre là, a quella infernale colonna di fumo che si stava portando via tutto.
Di colpo Marco interrompe il lavoro e mi guarda: “Senti, ma secondo te, cosa dici se, appena terminiamo, chiamo Coati e gli porgo la mia solidarietà?”.
“Mi sembra un gesto nobile che sicuramente apprezzeranno…”.
La storia racconta che tra i due salumifici non c’era particolare corrispondenza di intenti. Due visioni completamente diverse dell’approccio al mercato. Da una parte Coati con un percorso molto aggressivo, dall’altra Pavoncelli con un progetto più ragionato. Stima reciproca? Forse… Azione strategica? Opposta!
Marco è uno che si è fatto la gavetta in azienda partendo dai reparti come meccanico e manutentore. L’azienda la conosce dal suo ventre. L’arrivo a Ceo della Pavoncelli è il risultato di un percorso lungo e meticoloso che gli ha dato l’opportunità, insieme alla famiglia, di rinnovare radicalmente l’azienda, con scelte anche difficili ma premianti. L’avventura di Opificio1899, poi, lo ha innalzato ad uno dei migliori norcini in Italia e la volontà di affermare la produzione di alta qualità a Verona, dove l’arte salumiera si era un po’ persa, è stata una partita vinta che gli sta portando grandi soddisfazioni.
“Sai Berni, ho chiamato Coati e ho sentito un magone che provo ancora dentro di me…gli ho detto che do loro la mia massima disponibilità se avessero bisogno di un aiuto. Ma non so come potrei…”. Quel magone si chiama sensibilità, solidarietà d’impresa, determinazione e condivisione. Qualità umane che annullano le diversità e applicano il principio istintivo dell’aiuto senza se e senza ma. Non sono qualità di tutti e per tutti. Oggi leggo che Pavoncelli incorporerà nelle sue strutture aziendali la produzione del salumificio Coati. Ciò permetterà di salvare un progetto imprenditoriale e, soprattutto, dare speranza alle tante famiglie che gravitano attorno all’azienda colpita. Non è dunque solamente un atto di sensibilità tra imprenditori, di solidarietà economica, si tratta soprattutto di un patto sociale per l’umanità che rafforza ancora di più il valore di questo gesto spontaneo, nato dalla condivisione silenziosa del dolore tra uomini. I termini dell’accordo non sono ancora stati scritti ma ci basterà vedere che dallo stesso cancello entreranno operai dell’una e dell’altra azienda per sfidare il futuro insieme. Il gesto encomiabile di Marco e della famiglia Pavoncelli merita un Cavalierato al Merito del Presidente della Repubblica! Per ora che si levi alta la gioia per questo bel gesto e la riconoscenza di tutta la comunità veronese.