(di Bernardo Pasquali) Il MacFrut di Cesena, è la più grande fiera italiana dell’Ortofrutta. Quest’anno l’edizione si è svolta in modalità digitale ma buyers e operatori hanno comunque fatto registrare il tutto esaurito. Inoltre, oltre 70 operatori cinesi, hanno preso parte alla grande delegazione di buyers stranieri. MacFrut è anche l’occasione annuale per fare il punto sulla situazione globale dell’ortofrutta italiano e quest’anno, mai come in altre edizioni, si è parlato di Green Deal: il grande progetto europeo per arrivare alla completa sostenibilità del comparto agroalimentare – ambientale entro il 2030. Un obiettivo alquanto ambizioso che sta rivoluzionando i piani agricoli europei. Innanzitutto dati positivi ce ne sono: nei primi mesi, da gennaio a maggio, di quest’anno infausto, l’ortofrutta italiana ha fatto segnare un +7% dell’export. Un risultato straordinario che definisce la forza contrattuale e qualitativa di questo comparto anche fuori dei confini.
Cos’è il Green Deal?
La data da segnare è il 1 gennaio 2030. Sarà un mondo diverso: dimenticatevi ciò che è stato prima…una rivoluzione green è in atto e sarà ben visibile! Ma cos’è il Green Deal? “Il Green Deal europeo è la nostra tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE“. Cita così il portale ufficiale della Commissione Europea. E’ la sfida che mette assieme tutti i paesi europei per combattere seriamente il degrado ambientale e i cambiamenti climatici. Si avvale di tre grandi ambiti di azione: Farm To Fork, Biodiversità, Economia circolare. In pratica significa portare entro il 2030 ad una diminuzione del 20% dell’uso di fertilizzanti e del 50% di fitofarmaci. Bisogna arrivare al 25% di produzione biologica; aumentare drasticamente la digitalizzazione e l’agricoltura di precisione; adottare pratiche di produzione sostenibile; ampliamento delle energie rinnovabili; tutti gli imballaggi riutilizzabili e riciclabili; riduzione dei volumi degli imballaggi.
Ce la faremo?
Il comparto ortofrutticolo italiano, secondo quanto emerso da uno studio Nomisma, eseguito su un panel di 217 aziende agricole con un minimo di 63 ettari di proprietà, sembra essere messo molto meglio degli altri comparti agricoli. Innanzitutto in Italia il tessuto produttivo ortofrutticolo annovera 346.000 imprese, il 30% delle imprese agricole italiane, con 894.000 ettari coltivati per una Superficie Agricola utilizzata pari al 7%, quindi, nota dolente, con una media di 2,5ha per impresa. Il comparto ortofrutticolo sembra essere più vivo di altri e in missione green deal già da qualche tempo. Le nuove generazioni, in modo particolare stanno condizionando non poco questa lenta ma inesorabile trasformazione.
Il problema fertilizzanti e agrofarmaci
Il primo problema e forse il più grande sarà quello di sostituire ai fertilizzanti e fitofarmaci altri prodotti non impattanti. Perché? Oggi, il 79% delle imprese ortofrutticole necessitano di fertilizzanti chimici; il 44% di biostimolanti; il 74% di sementi e materiali di propagazione certificati; il 71% di agrofarmaci. Ce la faremo in 10 anni a ridurre del 20% i fertilizzanti e il 50% degli agrofarmaci? Con tutte le pestilenze e i danni causati da nuovi parassiti che stanno arrivando?
La produzione biologica attuale è molto confortante
Il biologico fa parte ormai della nostra cultura produttiva ortofrutticola. Infatti già oggi il 28% delle aziende agricole producono biologico per una superficie agricola utilizzata che è il 13% del totale coltivato. Se poi pensiamo alla lotta integrata passiamo al 36% delle aziende ortofrutticole con una superficie agricola utilizzata del 41%. Sono dati molto confortanti che ci dicono che ce la faremo a superare almeno uno dei capitoli importanti del Green Deal.
La tecnologia non fa ancora rima con agricoltura
Anche questo ambito è un pò contraddittorio. Se, da una parte, il parco macchine ortofrutticole ha un’età media dai 0 ai 20 anni, ed è un dato migliore degli altri comparti agricoli, d’altra parte l’utilizzo di nuove tecnologie è limitato. Anche qui il comparto ortofrutticolo è migliore ma di poco rispetto agli altri settori produttivi. Solo il 14% ha software di gestione aziendali; il 7% macchine con guide satellitari; l’8% centraline meteo; 4% applicazioni a dosaggio variabile; 4% sensori della pianta al suolo. Ottima invece l’adozione di sistemi irrigui a risparmio idrico, 71%. Qui bisognerà correre!
Togliere, togliere, togliere
Entro il 2030 si dovranno eliminare tutti i pack non riutilizzabili e riciclabili. Oltretutto bisognerà ridurre e di molto il peso del pack. Ci sarà molto da lavorare. Infatti ancora oggi l’incidenza del packaging sul peso totale delle confezioni di ortofrutta è pari al 11,2%. La Grande Distribuzione inoltre, oggi, cerca sempre di più la sostenibilità, sui pack dell’Ortofrutta per il 28% dei casi.
Cosa chiede il consumatore dopo il COVID19?
Green Deal o non Green Deal. è proprio il consumatore che sta spingendo molto verso una politica di sostenibilità nell’agroalimentare. Sapete quali sono le richieste maggiori che vengono fatte da un panel di persone dai 18 ai 65 anni? Origine italiana 100% ; per il 60%, filiera controllata/tracciata; per il 45%, Km zero; prodotto sul territorio 45%; prezzo basso 45%; biologico 34%; salutistico 32%; confezione ecosolidale 30%.