(di Sara Migliorini). Il connubio tra turismo e formaggio ha trovato una nuova espressione nel Primo Rapporto sul Turismo e il Mondo Caseario, ideato da Roberta Garibaldi e realizzato dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Questo studio, che analizza l’attrattività del turismo caseario, rappresenta un passo fondamentale per valorizzare il patrimonio caseario italiano e posizionarlo come volano per lo sviluppo turistico e territoriale.

Turismo e formaggio: un’attrazione in continua crescita

Il rapporto mette in luce che il 32,7% dei turisti italiani ha partecipato almeno una volta a un’esperienza legata al turismo del formaggio negli ultimi tre anni. Caseifici, festival, itinerari tematici e cheese bar sono alcune delle attrazioni che stanno attirando un numero sempre maggiore di visitatori, con una crescita del +7,3% rispetto al 2021. Questa tendenza riflette l’enorme potenziale di un turismo enogastronomico che non si limita alla semplice degustazione, ma offre esperienze immersive legate alla tradizione casearia italiana.

Innovazione e turismo esperienziale: il formaggio come protagonista

L’evoluzione del settore mostra come il connubio tra turismo e formaggio si stia adattando alle nuove esigenze dei visitatori. Oltre alle tradizionali visite ai caseifici, l’offerta si amplia con corsi di “cheese pairing”, degustazioni alla cieca e persino trattamenti Spa a base di latte e fieno, come nel caso della Fiorida in Valtellina. Ristoranti e cheese bar innovativi come la Formaggioteca Terroir a Firenze e la Latteria Perenzin in Veneto stanno rispondendo alla crescente domanda di esperienze uniche, facendo del formaggio un vero e proprio ambasciatore della cultura locale.

Turismo enogastronomico: promozione del territorio e difesa dell’autenticità

Il turismo caseario non è solo un’opportunità economica, ma anche uno strumento di promozione culturale e di difesa delle eccellenze italiane. Attraverso esperienze enogastronomiche, i visitatori non solo scoprono i sapori autentici dei formaggi italiani, ma acquisiscono anche la capacità di riconoscere e promuovere i prodotti locali rispetto alle imitazioni, come l’Italian Sounding. Un legame forte tra turismo e produzione casearia può infatti rafforzare l’identità territoriale e garantire una promozione internazionale delle denominazioni DOP.

Fare rete per il successo del turismo e formaggio

Il rapporto sottolinea l’importanza di creare sinergie tra gli attori della filiera turistica e casearia. Esempi come Bergamo, con i suoi nove formaggi DOP e il titolo di Città Creativa UNESCO per la Gastronomia, mostrano come una collaborazione efficace tra pubblico e privato possa trasformare una tradizione locale in un motore di crescita. Iniziative come “Nutrire il Domani” nelle Valli di Primiero e i progetti del Consorzio Parmigiano Reggiano confermano che il turismo del formaggio può avere un impatto positivo non solo sull’economia, ma anche sulla coesione sociale e la conservazione delle tradizioni.

Verso un turismo sostenibile e integrato

Il rapporto invita a guardare al futuro con una prospettiva di sostenibilità e inclusività, dove il turismo caseario possa contribuire non solo all’economia, ma anche alla coesione sociale e alla conservazione del patrimonio culturale e ambientale. La creazione di un’offerta integrata e di qualità richiede però un impegno costante: la formazione di operatori turistici, il miglioramento delle infrastrutture e una comunicazione efficace saranno fondamentali per cogliere appieno le opportunità di questa nuova forma di turismo.Il successo del turismo del vino e dell’olio offre un esempio da seguire: così come accaduto per queste eccellenze, anche il formaggio può diventare un motore di crescita per l’Italia. La sfida sarà promuovere una cultura del formaggio capace di attirare turisti non solo per i sapori, ma anche per le esperienze autentiche e il legame con i territori di produzione.