(di Sara Migliorini). Nel mondo della ristorazione, l’interesse per il vino vegano sta crescendo, spingendo i produttori a considerare questo aspetto come un vantaggio competitivo significativo. Secondo un recente articolo di Sarah Neish su The Drinks Business, il vino vegano potrebbe essere la chiave per aprire le porte dei ristoranti, soprattutto negli Stati Uniti, dove la domanda di prodotti etici e sostenibili è in forte crescita. Le osservazioni di Neish mettono in luce un trend emergente che potrebbe avere ripercussioni anche sul mercato italiano.

Il fascino del vino vegano nei ristoranti statunitensi

Secondo quanto riportato da The Drinks Business, durante una recente promozione negli Stati Uniti, il produttore di rosé provenzale Château Sainte Marguerite (di proprietà di Pernod Ricard) ha rilevato che la certificazione vegana attirava più interesse rispetto a quella biologica. Olivier Fayard, enologo di Château Sainte Marguerite, ha riferito che sia a New York che in Florida i ristoranti mostrano una crescente domanda di vino vegano. Questo interesse ha portato molti sommelier a considerare l’inclusione di una sezione vegana nelle loro liste di vini.

Il ruolo cruciale dell’on-trade

Per Domaine Bousquet, produttore argentino di vino certificato vegano dal 2020, il settore della ristorazione è un motore chiave per la consapevolezza dei consumatori riguardo al vino vegano. Anne Bousquet, co-proprietaria e CEO, sottolinea come i vini vegani del loro marchio trovino una forte accoglienza nei ristoranti vegani, come il Terre à Terre di Brighton. Questo non solo riflette una comprensione e un’accettazione del loro ethos, ma stimola anche la domanda nel settore retail.

Secondo Bousquet, i clienti che consumano vini vegani in un contesto ristorativo tendono poi a cercarli anche nei punti vendita al dettaglio. “Una volta che hai venduto al settore Ho.Re.Ca., sei a metà strada”, spiega. La disponibilità dei vini vegani in negozi come Wholefoods Market e Abel & Cole, che sono noti per il loro impegno verso prodotti etici e organici, dimostra l’importanza di questa certificazione nel mercato retail”.

Il vino vegano come passo verso la sostenibilità

Bousquet osserva che la certificazione vegana facilita l’ottenimento di altre certificazioni importanti, come B Corp e Regenerative Organic Certification (ROC). “Non è necessario per i produttori utilizzare prodotti animali nel vino”, afferma. “E questo sia da una prospettiva di sostenibilità che etica. Sempre più produttori stanno facendo il cambiamento, e passare al vegano è relativamente semplice rispetto ad altre modifiche”.

Il legame tra veganismo e approccio organico

Fayard di Château Sainte Marguerite conferma che la certificazione vegana si integra bene con un approccio organico. “Come parte del nostro rispetto per l’ambiente, non usiamo prodotti animali in nessuna fase del processo di vinificazione,” spiega. “I processi vegetali sono spesso più ecologici di quelli animali.”

Implicazioni per il mercato italiano

Il crescente interesse per il vino vegano negli Stati Uniti potrebbe avere riflessi anche in Italia, dove i consumatori e i ristoratori potrebbero iniziare a dare maggiore valore alla certificazione vegana. In un mercato sempre più orientato alla sostenibilità e all’etica, le scelte dei produttori di vino potrebbero influenzare le loro opportunità di ingresso nei ristoranti e nei negozi di alta gamma. Adottare una filosofia vegana non solo potrebbe rispondere alla domanda di un segmento di mercato in crescita, ma anche allinearsi con i principi di sostenibilità che stanno diventando sempre più centrali nella produzione e nel consumo di vino.

I produttori che abbracciano questa certificazione non solo rispondono a una domanda crescente di vino vegano, ma contribuiscono anche a un cambiamento positivo verso una maggiore sostenibilità e responsabilità etica nel mondo del vino.