(di Bernardo Pasquali). L’8 aprile scorso il nostro ambasciatore Luca Ferrari, in rappresentanza della Ministro Bellanova, ha firmato con il Governo cinese, il primo accordo commerciale di esportazione del riso italiano in Cina. “E’ un accordo rilevante a cui tenevamo in modo particolare”, sottolinea la Ministra Teresa Bellanova, “che stabilisce i requisiti fitosanitari da soddisfare per esportare riso da risotto italiano in Cina e consente, di fatto, l’apertura di questo importantissimo mercato per un prodotto di punta della nostra agricoltura.
Per capire meglio il valore di tale atto, abbiamo voluto coinvolgere il Presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà e Riccardo Preve che, insieme ai fratelli, conduce una delle aziende leader nella produzione e trasformazione del riso italiano, Riso Gallo.
“La notizia dell’accordo ha avuto un ritorno mediatico molto importante – afferma il vercellese Presidente Paolo Carrà – perché si tratta di un mercato importante. Siamo rimasti sorpresi, non tanto dell’esito ma dal tempismo, vista la situazione attuale. Un plauso va fatto all’Ambasciatore Luca Ferrari di fresca nomina in Cina”. “L’iter è iniziato almeno 3 anni fa con la richiesta di alcune riserie di esplorare il mercato cinese. E’ un mercato enorme e, molte volte, anche piccoli numeri determinano movimenti di grandi quantità. Il loro è un mercato in continua evoluzione, con un avvicinamento di una certa classe di cinesi verso prodotti di lusso. Oggi che anche i prodotti alimentari italiani di alta gamma, in Cina ottengono sempre migliori exploit, valeva la pena avviare questo dialogo.”.
Ma esisteva una grande limitazione all’avvio di un mercato concreto e stabile tra i due paesi, vero Presidente?: “Si, mancava un accordo commerciale e quindi due anni fa abbiamo accolto qui nel nostro centro ricerche una delegazione per spiegare bene la nostra produzione, le attività di contenimento fitosanitario e le pratiche agronomiche“.
Adesso come avete intenzione di procedere? “Adesso ci sarà una delegazione cinese che verrà a vedere come far partire l’accordo e poi via. Le aziende che per prime hanno voluto questo accordo si faranno parte attiva per lavorare in Cina, poi avremo bisogno di chef e ambasciatori del gusto. Come Ente saremo in prima linea con azioni mirate importanti anche se si tratta di un work in progress. Non è: da domani si parte!…servirà del tempo. Perché il mondo cinese è fatto più di rapporti umani che di carte scritte.“
Chi ne beneficerà, le grandi realtà industriali o anche i piccoli produttori? “Siamo passati da aziende che lavoravano solo sulla gdo e pian piano ci sono realtà che si sono avvicinate alla commercializzazione. Oggi ci sono realtà medie e medio piccole che già lavorano sui mercati internazionali con grande successo. Non andremo a vendere solo il riso ma si venderà un sounding italiano del riso. Ad esempio una azienda italiana si è inventata una varietà di sake con il riso nero che sembra un vermouth. Dipenderà molto da chi avranno le aziende in loco per promuovere al meglio la nostra cultura gastronomica del riso.
Quando avete intenzione di partire con le attività? “Indipendentemente dal Coronavirus, abbiamo intenzione di partire già a Maggio come Ente Risi per avvicinare e creare un gruppo di coordinamento per valutare le prime mosse da fare per far partire la macchina commerciale”.
Passiamo ora la parola a Riccardo Preve, Manager di Riso Gallo, un’azienda storica italiana leader nel comparto risicolo italiano, al quale abbiamo chiesto subito il giudizio riguardo l’avvenuto accordo. “E’ molto positivo, l’AIRI (l’Associazione delle Industrie Risiere Italiane), lavora a questo obiettivo da nove anni, ancora quando nostro padre era Presidente. Il processo pero’, non è ancora terminato, l’ultimo passo sara’ una visita della controparte cinese in Italia per certificare gli impianti che potranno esportare verso la Cina”.
Quali sono state le distanze colmate in questi anni? “A dire la verità noi avevamo già delle esportazioni verso la Cina ma solo con il risotto pronto e confezionato. Il problema è che loro avevano avanzato una certa richiesta di assenza di patogeni nel riso crudo; il riso normale e’ appunto proibito per regolamentazioni fitosanitarie che saranno risolte da questo accordo”. Non ci sono preoccupazioni da parte vostra che ci siano fenomeni di copiatura dei nostri risi? “Assolutamente no!”
Quali saranno le strategie che metterete in atto verso la Cina? “Avendo mercati internazionali già consolidati da tempo, ritorneremo a comunicare il riso e soprattutto come si fa il risotto che sta diventando un patrimonio italiano dell’umanità. D’altro canto, siamo consapevoli che questo rimarrà comunque un mercato di nicchia!”
In tempo di Coronavirus, non potevamo non chiederle come lo state vivendo come azienda. ” Come tutte le aziende alimentari italiane, stiamo facendo i salti mortali, in mezzo a mille difficolta’ operative che questa situazione crea, per continuare a fornire tutto il riso che i consumatori chiedono. Nel mese di marzo abbiamo dato un premio speciale a tutti i nostri dipendenti per ringraziarli della dedizione che hanno dimostrato, siamo veramente orgogliosi di loro. Sono consapevoli che il loro lavoro in questo periodo ha anche una importante funzione sociale, come anche il presidente della repubblica ha detto.
Bernardo Pasquali
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