(di Bernardo Pasquali) Quante volte ci chiediamo, davanti ad un frutto, una verdura, un prodotto agroalimentare italiano: “Che sia veramente a residuo zero? Ci dicono la verità?”. Tante volte, ci chiediamo se è proprio vero che il nostro paese è così intransigente nella produzione e controllo della sicurezza alimentare. Un documento molto importante che si basa sulla Relazione annuale dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), è stato presentato dal Presidente di Agrofarma-Federchimica, lo scorso 3 aprile. Riguarda l’anno 2018 ed è una conferma davvero molto importante e rassicurante per il consumatore italiano.
L’Italia è il terzo Paese per numero di campioni analizzati e ha un tasso di regolarità del 98,2%, migliore della media UE (95,5%)
Un risultato che, per gli addetti ai lavori, le aziende di raccolta del prodotto e di trasformazione, non è una novità Si conoscono infatti gli stretti controlli dei vari organi competenti in materia. Ma è importante fallo sapere a chi chiude il cerchio della vendita del prodotto: il consumatore finale.
Le parole del Presidente Ancora
“I dati contenuti nel rapporto sono motivo di orgoglio per tutto il settore”, dichiara Alberto Ancora, Presidente di Federchimica-Agrofarma. “Il nostro Paese si dimostra ancora una volta un punto di riferimento nel panorama internazionale, sia per la qualità dei suoi prodotti sia per la sicurezza alimentare, confermata dai risultati raggiunti in termini di residui. Un risultato frutto dell’elevato livello di professionalità raggiunto dagli agricoltori italiani. Un grande sforzo che le aziende produttrici di agrofarmaci impiegano nella ricerca scientifica, nell’assistenza tecnica in campo e nella formazione continua per un loro corretto utilizzo, garantendo prodotti di alta qualità per la protezione delle colture, la tutela della salute dei consumatori e la sostenibilità ambientale”.
Dal rapporto emerge come il nostro Paese sia uno tra gli stati UE con la minor percentuale di campioni oltre i limiti di legge. L’Italia è terza per numero di campioni analizzati (quasi 12.000), dopo Francia e Germania, ma la percentuale di campioni che superano i limiti (1,8%) è ben al di sotto di quella media dell’Unione (4,5%), e ulteriormente in discesa rispetto ai dati registrati dall’Efsa nel rapporto relativo all’anno precedente (-0,7%).
Un motivo per scegliere il prodotto italiano. Un motivo di orgoglio per la filiera agroalimentare che, nel corso dei decenni, ha saputo ripartire dagli errori e dalle difficoltà e raggiungere un livello di “pulizia” residuale finale di grande affidabilità per il cittadino.
on Twitter @bernipasqu