(di Enzo Russo) Tommaso Chiarli, laurea in Economia e Finanza presso l’University College London (UCL) e sempre a Londra Master in Business and Administration, 30 anni, sposato. Il suo ruolo principale all’interno dell’azienda è quello di servire in   affiancamento   i funzionari esteri in Europa e America Centrale e poi dirigere la comunicazione aziendale in particolare della Cantina Cleto Chiarli di Castelvetro,  nella tenuta storica di Villa Cialdini, una struttura restaurata del 1700 destinata alla degustazione dei vini dell’azienda, all’accoglienza e agli abbinamenti gastronomici della tradizione modenese.

Lo incontriamo a Modena nella sede della Storica Cantina Chiarli di via Manin, è appena rientrato da uno dei suoi viaggi all’estero. E’ molto disponibile con un sorriso accattivante che rende piacevole l’intervista, si sente a suo agio, da giovane manager.

Tommaso è il secondogenito di Anselmo Chiarli e si appresta a salire sul ponte di comando assieme agli altri componenti della famiglia per continuare a raccontare la storia della  Storica Cantina Chiarli che ha iniziato a far conoscere il Lambrusco in bottiglia nel lontano 1860. Da allora sono trascorsi 164 anni e 4 generazioni che hanno portato il Lambrusco Chiarli sulle tavole di milioni di persone facendogli fare il giro del mondo. Una vera e propria squadra che ha dimostrato costanza e capacità di superare le sfide, raggiungendo obiettivi importanti nel mondo vitivinicolo che sottolineano la forza e la compattezza  di tutta la famiglia cosi come la qualità e l’abilità delle singole persone e dello staff tecnico.

Cosa si prova ad essere la quinta generazione?

“La gioventù che avanza e di conseguenza anche  l’azienda ne risente positivamente ma è anche  consapevole delle enormi responsabilità e difficoltà  nel portare avanti quanto è stato fatto in tutti questi anni e andare avanti nel solco tracciato dalla famiglia Chiarli. E’ stata lungimirante, non si è fatta prendere la mano cambiando connotazione al Lambrusco per conquistare nuovi mercati a discapito delle origini del vero Lambrusco

Nella direzione dell’Azienda non ci sono soltanto io, c’è mio fratello maggiore Giovanni e i miei tre cugini figli del fratello di mio padre. Siamo la nuova generazione che vuole conoscere e apprezzare quello che è stato fatto nel passato e cogliere le fasi per capire la filosofia aziendale che a portato la Cantina Chiarli ad essere una delle più importanti aziende vitivinicole del settore, ma soprattutto capire quale sono oggi le sue potenzialità sul mercato del Lambrusco”.

Suo fratello maggiore Giovanni ha scelto di fare l’avvocato a Londra e quindi per lei maggiori responsabilità, le pesa?

“Un po’ si perché condividere scelte o prendere delle decisioni non sarebbe male, ma sono anche consapevole che per ora questa è la sua strada. C’è anche da dire che oramai sono 6 anni che lavoro in azienda da solo, mi sono abituato alla sua non presenza. Comunque ci sentiamo spesso per qualsiasi problema.”

Cosa apprezza di più di suo padre?

“La cura dei dettagli, la precisione, non lascia niente al caso e poi il carattere che lo distingue. Non si lascia mai prendere la mano, è molo riflessivo e severo quando serve. In azienda non è il padre-padrone, ma uno di noi, ascolta e parla con tutti senza distinguo di ruoli.”

Quindi lavorare fianco a fianco di suo padre è importante per la sua crescita professionale:…

“ E’ fondamentale, visto l’esperienza e il suo vissuto. In linea di massima va tutto bene, poi ci sono anche momenti in cui si discute su alcune scelte anche perché abbiamo due caratteri completamente diversi che poi si riduce ad uno “scontro” solo generazionale.”

La sua generazione cosa pensa del Lambrusco, è un vino vecchio o giovane al passo con i tempi?

“Il Lambrusco ha avuto una rinascita importante dal Duemila ad oggi in particolar modo all’estero. Adesso viviamo una situazione dove si tende a consumare vini leggeri e frizzanti ma anche altri prodotti come la birra artigianale, lo spritz o altre bevande dove la competizione è serrata. Il consumo dei vini in generale è in calo ma il Lambrusco Chiarli, un brand consolidato, si difende su tutti mercati. Il suo consumo potrebbe aumentare con una attenta comunicazione mirata a far meglio conoscere la qualità dei nostri vini. Sono freschi, esuberanti, beverini, sembrano fatti apposta per essere al passo con i tempi”.

Tra le diverse tipologie di Lambrusco come viene accolto il Sorbara sul mercato?

“Il Sorbara è stato l’apripista del mercato del Lambrusco giovane, moderno. Nella Cantina di Castelvetro ci siamo impegnati, con ricerche e sperimentazioni e farlo nel rispetto dell’espressione del vitigno. Negli Stati Uniti l’arrivo del Sorbara ha stravolto la percezione del classico Lambrusco amabile, dolce e di colore rosso scuro. Lo hanno trovato di colore chiaro rosé profumato con una buona acidità che accarezza il palato con bollicine scoppiettanti. Il giudizio sul Sorbara lo  ha dato il mercato che ha subito apprezzato il “nuovo” Lambrusco Chiarli, un vino con caratteristiche organolettiche uniche che ha saputo parlare alle nuove richieste del buon bere moderno”.

I giovani sono sempre portatori di nuove idee, novità, cambiamenti e intraprendenti, lei ha qualche idea di come muoversi nel mercato del vino, dove la concorrenza è sempre più combattiva?

“Non sarò innovativo, ma penso che al momento sia importante concentrarsi e non snaturare la propria produzione perché c’è sempre la tentazione di produrre altri vini che al momento vanno più di moda. Penso sia necessario rafforzare e promuovere tutte le nostre tipologie di Lambrusco che escono dalla Cantina Chiarli perché è un patrimonio costruito negli anni che racconta una storia tutta italiana.”